venerdì 4 settembre 2015

Caro Aylan



Caro Aylan,
Ti abbiamo visto tutti in quelle foto tremende. Così come oggi abbiamo visto le foto del corteo verso Kobane, con il tuo coraggioso padre, rimasto solo.
Avrei voluto vederti sorridere come in queste foto nella nostra terra, con un Teddy vicino tra te e tuo fratello Galip.
Avrei voluto vederti solcare le nostre vie e condividere le nostre case.
Caro Aylan, avrei in fondo voluto vederti giocare con Ale e Marghi, magari nello stesso asilo. Magari a casa mia.
La tua foto ha sconvolto tutti. Alcuni hanno scelto di non pubblicarla, altri come me l'hanno messa in rete. Ed entrambi hanno parlato di te e di voi piccoli adulti e anziani costretti a migrare in terre sconosciute, ad avvicinarsi al mare
Perdonami, ho semplicemente creduto che la veritá anche quella dura va proclamata sempre, come settant'anni fa, quando i russi giunsero a liberare i campi di sterminio e li fotografarono, come la bambina vietnamita nuda con le mani alzate.
Perdonaci per i dibattiti da radical chic e da intellettualoidi da strapazzo inutili al mondo sulle considerazioni se era giusto o meno pubblicare le foto.
Io l'ho fatto e non concepisco si possano fare articoli sulla scelta o meno di pubblicare le foto. Rispetto chi non le ha messe, ma non è questo il cuore della questione, se e come comunicare. Non me ne frega proprio nulla e non ritengo giusto concentrarsi su questo.
Pregheró per te, per la tua famiglia e per tuo papá, rimasto solo a soffrire, senza te, tua mamma e tuo fratello Galip. 
Perdonami perché quelle 3000 persone morte in tutte le coste del mediterraneo beh non sono solo colpa di scafisti assassini o di situazioni terribili nei paesi di provenienza, sono anche colpa nostra.
Spero dovunque tu sia, riesca a dare un segnale a queste persone. Sostienici nella lotta contro il razzismo, l'ignoranza o l'egoismo.
Perdona i nostri governi, che hanno bisogno della tua foto per dire di "essere padri molto turbati" e per decidere di accogliere migliaia di persone provenienti dalla Siria, come il premier inglese.
Perdonaci perché noi siamo fermi a inutili polemiche, ai politicanti ignoranti di turno. 
Perdonaci perché siamo sostanzialmente incapaci di amare.
A te e ai 3000 morti del cimitero del mediterraneo chiedo perdono.
Tu in fondo puoi insegnarci tanto. E purtroppo puoi farlo da morto.
Ci lamentiamo tanto dell'Onu, dell'Unione Europea o dello stato che fanno poco e male. É vero, dovrebbero fare di piú e meglio. Per l'accoglienza come per la politica estera e per la crisi in Siria o in altre parti del mondo.
Ma è vero anche che noi possiamo fare di più. Abbiamo un bene prezioso che va aperto come in fondo era una volta. Sto parlando delle nostre case... É cosí difficile accogliere un minore straniero o una famiglia come la tua?
É davvero cosí difficile?
1800 famiglie sono pronte ad accogliere minori stranieri. Ci sono tante associazioni o tante parrocchie pronte. 
Caro Aylan tocca a noi. Aprire le nostre case, anzi spalancarle a voi e sostituire quei centri sovraffollati con l'accoglienza nelle case, un bambino, un anziano o una famiglia... mica tanto più.
É cosí rivoluzionario? No é normale, oltre che umano.
Caro Aylan, dovesse essere l'ultima cosa che faccio, ti faccio una promessa. Il tuo papà è riuscito a riportarvi a Kobane e darvi degna sepoltura, beh.. Io verró un giorno. Verró a pregare e lasciare tre fiori in quel deserto, che chiamano il cimitero dei martiri. A te, a Galib e a tua mamma. Tre fiori come tremila e come le centinaia di migliaia giá morte nella guerra in Siria e in altre emergenze.
E non mi vergogno a dirlo. Tu forse non lo sai, ma viviamo in un paese che  non ha il coraggio di essere accogliente. Viviamo in un'Europa di xenofobi e razzisti. La tua vita vale molto come quella di ognuno dei tremila morti del Mediterraneo e per voi tutti, pregherò ma soprattutto agirò come e quanto posso. 
Caro Aylan, non è questione di restare umani, come scrivono in molti in questi giorni. E' questione di essere umani e di esserlo ogni giorno. Per te, per ogni morto in quel tragico mare e per ognuno di noi. 
Tornare a Kobane, seppellire i suoi cari e «restare con loro tutta la vita», questo ha fatto e farà tuo papà, nella sua immensa tragedia.
E noi ci saremo, caro Aylan, saremo con voi sempre con la concretezza delle nostre vite. Perché la tua dignità lo merita, quella di tuo fratello Galip, di tua mamma Rehan e di tuo papà Abdullah, così come quella delle migliaia di morti del Mediterraneo lo meritano fino in in fondo.
É il momento di scegliere da che parte stare. Tu hai vissuto l'inferno e sorridevi fino alla penultima onda. Sei straordinario, come lo sono coloro che lottano per un futuro migliore in Siria e nel mondo. Ora noi dobbiamo scegliere se vivere nel misero inferno delle nostre putride vite, chiusi in inutili fortezze e nelle nostre stupide paure, o agire per te e con te!
Caro Aylan, caro Galip, cara Rehan, cari tutti.. Possa Dio tenervi nel palmo della sua mano finché non ci incontreremo, nel frattempo saremo qui a lottare per un mondo piú giusto.

"Dio di misericordia, il tuo bel Paradiso lo hai fatto soprattutto per chi non ha sorriso per quelli che han vissuto con la coscienza pura, l'inferno esiste solo per chi ne ha paura".



mercoledì 2 settembre 2015

Verità


La verità.
Questa immagine... non fare come Repubblica, Corriere e compagnia bella che hanno evitato di pubblicarla, mettendo un surrogato con un soldato che tiene in mano il bimbo, solo in parte visibile.
Una consolazione? No... Semplicemente le parole non bastano... I razzisti son sempre più. Sempre più in Italia come nel resto d'Europa.
E forse, anzi probabilmente questa immagine non li cambierà. Loro sempre più razzisti, noi mosche bianche in mezzo ad un mare di morte...
C'è un però... serve oggi più che mai dire e proclamare la verità. E farla vedere in faccia ai tanti indifferenti. Una verità che non si basa più sulle parole. Perché le parole non bastano più.
E tutto questo non si può accettare. Mi dispiace ma non si può davvero accettare.
Non ne posso più di un paese di razzisti incapaci di accogliere chi viene da guerre, conflitti e fame... quella vera.
Non ne posso più di feste o festini, di cazzate e di tante stronzate, di turiste che scrivono andando a Lampedusa "andiamo ad affondare barconi" o di gente frustrata oltre che ignorante che su facebook crea gruppi da centinaia di migliaia di persone per congratularsi per i morti rpovenienti da altri paesi.
Non ne posso più del nostro cortile stretto e chiuso, non ne posso più del razzismo e delle lotte senza quartiere di quattro bifolchi.
Non ne posso più di belle auto, di yacht, di ville e villette di fronte a tutto questo.
Non ne posso più delle nostre stronzate da radical chic.
Non ne posso più delle reti di frontiera, non ne posso più di chi marchia persone.
Sono stato in vacanza a Menton e ho potuto vedere quel campeggio nel bosco passando in auto... già perché noi bianchi targa italiana fiammante siam passati senza alcun controllo, dritti dritti in Francia...
Loro no. A dieci metri dal confine, chiusi in una pineta stretta tra la montagna e il mare.
Questo è un grido, un grido di morte. Quel bimbo. La stessa età di Margherita. Giace sulla spiaggia ed è morto. E noi a far nulla. Nulla per la Siria. Nulla per lui. Nulla per i 12 morti nel naufragio, nulla per i 2.300 morti del canale di Sicilia dall'inizio dell'anno.
Nulla per chi ci sta accanto. Quelle persone che non sono migranti, SONO ESSERI UMANI.
Come un uomo sulla terra... diceva un documentario di qualche tempo fa...
Per il bimbo posso solo sperare e pregare, per noi e per tutti, beh... posso solo augurarmi uno sprazzo di umanità.
E che la vita ci dia il coraggio di essere sempre persone su questa terra incapaci di chiudere gli occhi, con il coraggio in mano.
Già perché la morte di un bimbo, immagini come questa, non possono essere un contentino alla nostra putrida coscienza... Devono farci tacere, farci vergognare e poi farci agire.
Ai razzisti, agli ignoranti, a coloro che son chiusi nelle loro inutili fortezze... beh dico di tacere, non commentate perfavore. State zitti.
L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte... E questo meraviglioso bimbo, la sua sofferenza, i suoi sogni si saranno pure infranti nel mare, ma la sue speranze possono e debbono vivere in noi. La sua immagine deve rimanere una costante nelle nostre vite.
A cambiarci e a renderci migliori, uomini e donne capaci di amare