martedì 31 dicembre 2013

Auguri e tempi nuovi

In fondo, che volete che sia? Disperazione a manetta, disoccupazione record, quella giovanile meglio non parlarne, terremoti, guerre terribili e dilanianti. In fondo manca solo una dittatura e siamo a posto (e in Italia con tutti sti rincretiniti non siamo molto lontani...)
Nonostante tutto c'è un ma che frulla in testa.
I miei nonni uscivano dalla guerra, uno è stato undici anni soldato, un altro internato nei campi di lavoro in Germania. Ma non si scoraggiavano, non potevano farlo. Quelli materni si sono sposati nel 1945, col viaggio di nozze a 20 km perché la ferrovia non andava più in là e col pensiero ai campi coltivati da lavorare al più presto; pochi anni dopo, nel 1953 sono stati cacciati dalle terre che coltivavano, senza un soldo con due figli sulle spalle. Eppure non si lamentavano, non potevano permetterselo.
Nonostante tutto, nonostante la povertà dell'epoca, erano capaci di sognare, magari piccoli sogni, una casa o un lavoro... e sono stati capaci di costruire un mondo più bello, più degno, più umano. Smettiamola di piangere, cambiamo ciò che non va e costruiamo un mondo migliore, se veramente ci teniamo, a noi, ai nostri figli, ai nostri genitori che ce l'hanno consegnato. Inventiamo i nostri tempi!
Possiamo far emergere straordinarie idee, far uscire dalla disperazione persone che navigano nel mare solitario della povertà, avere il coraggio di amare il prossimo e sostenere con le nostre braccia i tanti buoni progetti presenti nei nostri territori.
Ci son tante cose che devono cambiare, ma con il nostro impegno con le nostre scelte, con la gioia di percorrere strade nuove. Ci vuole fantasia ingegno, soprattutto fatica di pensare e voglia di cambiare ciò che non va.
Spero sia, il 2014, un anno nuovo, inclusivo e distante dagli egoismi, dal razzismo, dal rancore di chi si chiude in se stesso o dall'odio coloro che lanciano strali, con l'inutile presunzione di essere migliori.
Gli auguri profondi e importanti vanno a tutti, ma in particolare a chi è disoccupato, a chi pensa di suicidarsi, a coloro che vivono sotto i ponti, a chi soffre per qualcuno, a coloro che vivono in Siria, in Sud-Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centrafricana e sta sotto le bombe, muore di freddo, di fame, o di una stupida bomba in testa. Auguri, spero in un mondo per voi, che torni alle origini, ai tramonti africani, fatti di silenzio, luci cangianti e voglia di solcare l'infinito.
Buon anno, che sia per tutti un anno pieno d'amore, di lotta, di sudore, di nuovi spazi condivisi, di straordinarie riflessioni e di speranza!

"Se i tempi non chiedono la tua parte migliore inventa altri tempi"
S. Benni

martedì 5 novembre 2013

Massimo Paolicelli

Oggi voglio ricordare Massimo Paolicelli.
Si, perché in mezzo a tante figure di cui si parla in questi giorni, ogni tanto non è cosa sgradita accennare a un uomo con molte virtù.
L'ho incontrato una sola volta in vita mia, a Roma in piazza Navona. Lavoravo alla Tavola della Pace e c'era un presidio per sostenere la legge 185, che limita di molto il commercio delle armi.
Ne voglio parlare perché, leggendo la sua biografia, mi hanno colpito tre aspetti della sua vita: l'essere credente, l'essere credibile, l'essere coerente. Come ha scritto Laura Badaracchi in "Redattore Sociale", Massimo era "un credente che non sbandierava la sua fede con proclami ideologistici e prese di posizione aprioristiche, ma che viveva con coerenza i valori che lo abitavano."
Per ricordarlo, nella maniera più opportuna, vi lascio la sua ultima lettera, un tesoro prezioso da leggere:

Cari Dora, Damiano, Margherita, mamma, papà, Tania, Andrea e Margherita, parenti ed amici tutti: essere cosciente che il passaggio dalla vita terrena a quella ….... da un lato porta alcune angosce, ma dall’altro offre alcune opportunità irripetibili. 
Innanzitutto voglio ringraziare tutti per come mi siete stati vicini in questo periodo, qualsiasi gesto è stato fortemente apprezzato. In particolare Dora; una moglie eccezionale, sono orgoglioso di aver percorso con lei un bel pezzo di cammino della mia vita. Damiano e Margherita: i miei "cuccioli", luce della mia vita. Oggi questa catena deve stringersi ancora di più intorno a Dora, Damiano e Margherita...
Voglio lasciarvi non con la tristezza di un addio, ma con una speranza. Durante il periodo della malattia ho avuto l’opportunità di riflettere molto e sono arrivato alla conclusione che questo è un forte segnale venuto da Nostro Signore! Viviamo il nostro quotidiano assecondando un assurdo sistema frenetico produttivo che non è nostro naturale, che dovrebbe dare migliore qualità della vita basato sull’affetto dei nostri cari e dei nostri amici ed una maggiore vicinanza a Dio. Dio ha voluto darmi uno stop: vivere intensamente questo ultimo periodo della mia vita riavvicinandomi con qualità al quotidiano, imparando ad apprezzare meglio ogni dono che viene dal Padre Nostro. Per questo spero che tra i tanti semi di pace, solidarietà ed amore che ho vissuto che ho seminato in questa mia breve vita ci sia anche l’invito a non aspettare una malattia per capire le priorità della vita. Tante gocce possono scalfire la roccia, cerchiamo di scalfire la roccia dell'indifferenza e dell'egoismo e costruiamo, in nome di Dio, un mondo di giustizia, pace e solidarietà.
Ciao
Massimo”.

mercoledì 18 settembre 2013

make love not war...

Da qualche tempo incrocio un'Audi con colori mimetici parcheggiata in giro per Perugia.
Pensavo fosse un auto di servizio di qualche militare e invece... l'altro ieri me la sono trovata davanti e ho visto una scritta nel vetro posteriore, "I maschi restano sempre bambini, cambiano solo giocattoli".
Ecco questa frase mi ha fatto riflettere: sempre bambini? E quando si diventa adulti? A me sembra che viviamo in un mondo nel quale si insegue continuamente il mito dell'eterna giovinezza. GGiovani inside e outside grazie a chirurgia estetica, bandane e maquillage improvvisati.
A parte la nota lievemente maschilista di questa frase, mi sembra, essendo un uomo, di appartenere ad una categoria a dir poco problematica.
Perché, se non ci si sente giovani, non si può mica stare a questo mondo! "Oddio, le rughe, o my god sono più lento nella corsa, o mon dieu, un capello bianco"! Ecco le preoccupazioni... Caro adulto in ansia per l'avanzare degli anni... le cellule invecchiano, è normale e non per forza negativo, magari farai altre cose...
Sono passato in un centro commerciale qualche giorno fa, negozi vuoti naturalmente, la crisi incombe... ma no mi sbaglio... quello dei videogiochi era pieno (di trentenni), visto che stavano uscendo i nuovissimi e fiammanti Gta V, Fifa 2014, PES 2014, Assassin's creed IV, COD Ghosts... 
Non voglio dare un giudizio morale sull'utilizzo dei giochi, ma datevi una regolata, a parte il fatto che potreste fare mille cose, non so costruire relazioni, sentire musica, andare al cinema, uscire all'aria aperta, andare a ballare, fare l'amore!
Passare nottate davanti a pes? Se volete prorio farlo un'oretta, poi ci sono altre priorità...
Per carità, non voglio esagerare, non voglio arrivare a compromettere il vostro preziosissimo tempo con la lettura di un libro... Mica si può osare tanto... però almeno le relazioni avranno la precedenza su interminabili partite a Fifa che neanche Holly e Benji erano in grado di fare... cari gggiovani trentenni o quarantenni che non volete diventare adulti!
In questi anni ho visto con il mio lavoro miriadi di genitori inondare di propri figli di giochi e console, c'è chi addirittura ne ha tre... non se ne fa mancare una... Poi l'altro giorno ho potuto apprezzare un padre che ai propri figli gli permette di giocare solo un'ora e mezza la domenica con il PC  (manco le console) e solo se hanno conseguito buoni voti a scuola, altrimenti nisba. Finalmente un adulto con la A maiuscola. In fondo non è che gli vieta di giocare, ma lo fa con delle regole. mica chiedo tanto!
E poi la nuova moda, giornate passate a spararsi in mezzo ad un bosco giocando a paintball o softair.
Ma io li manderei in guerra, quella vera. A provare gli orrori dei conflitti, a sentire l'odore della polvere da sparo, il rumore di una mina che scoppia, il deflagrare di una granata in mezzo alla gente.
Ma perché? Ci sono mille modi per vivere la natura, non certo quello di inondarla di tempera o di pallini di plastica per sfogarsi dalle fatiche dell'ufficio... Non vorrei essere scurrile ma ci sono altre attività più sane...
Infine il calcio...
Ogni tanto gioco a calcetto e di solito ci divertiamo molto. Io sono il più scrauso, di grazia faccio un gol, sempre per sbaglio. Vado con un completino arancione unisex che mi vedono persino dallo spazio, con scarpe con suola liscia inadatte che mi fanno fare certi scivoloni.
Arrivo in fondo al campo col fiatone, faccio certi lisci col pallone, ma pace, una risata e via! Certo, gioco con gente anche brava, sicuramente più seria di me, ma senza azzannarci.
Poi osservo coloro che giocano accanto a noi.
Quarantenne serissimi, per i quali la partita è una questione di vita o di morte, ad un passaggio sbagliato seguono centinaia di insulti, ad un tiro fuori porta minacce dei compagni di squadra. Vedo ragazzi impostatissimi con le loro tattiche perfette, concentrati fino alla morte sul pallone... Soprattutto gente che si scalda e alza le mani per una partita al Green Club... Ma mica siete alla Coppa del Mondo! Al massimo giocate per la coppa del nonno... Make love not war
Poi, l'altro ieri su facebook ho visto una frase sacrosanta... "giovani giovani giovani... avremmo bisogno di qualche adulto che si possa chiamare tale..." Già...

martedì 3 settembre 2013

Femminicidio e fallocrazia

Qualche giorno fa, molti maschietti evidentemente con la coda di paglia si son premurati di sostenere che non serva in italia una legge sul femminicidio, perché in fondo le donne uccise sono solo il 30% del totale degli omicidi italiano.
C'è subito un primo ma. Chi e come uccide le donne in Italia? Già perché mica sono stupide come noi uomini che ci uccidiamo a vicenda (la quasi totalità degli uomini viene uccisa da altri simili). Ebbene siamo noi trogloditi maschietti incapaci di riconoscere reale pari dignità che alziamo mani, coltelli, pistole. Noi che dimostriamo troppo spesso di avere un cervello da gallina, incapaci di interloquire con le parole, che preferiamo reagire con la violenza.
C'è un secondo ma: molti commentatori sostengono che il reato di femminicidio sia un ulteriore tentativo di scardinare la famiglia e soprattutto la figura del padre e del marito all'interno del nucleo familiare.
Ebbene son solo grandi cazzate.
Perché? Uno è un buon fidanzato compagno padre o marito perché sa essere tale ogni giorno della propria vita. E l'ultima cosa che una persona, uomo o donna che sia, può fare, è quella di alzare le mani per far valere la propria autorità.
Il problema consiste nel non essere capaci di costruire relazioni vere, profonde, che sono sempre fatte con le parole e mai di schiaffi, gelosie, stupri quotidiani nel letto di casa.
E se è così, il problema può essere una legge che stabilisce la carcerazione preventiva verso i mariti violenti? Non credo proprio, la questione è che non sappiamo essere padri, compagni o mariti, in un modo onesto e degno.
Mi fa incazzare oltre ogni misura chi si scaglia contro questa legge, guarda caso al 90% uomini.
Qual'è il problema? Se c'è un uomo violento, questo va fermato. Senza se e senza ma. Mi pare piuttosto una giustificazione della violenza e un insabbiare tutto non volere questa legge.
Invece vanno segnalate le responsabilità, vanno fermate e prevenute le violenze. Ma come si fa a credere che un uomo che minaccia continuamente possa cambiare così d'improvviso. Quello li, molto difficilmente smetterà di essere violento, anzi sicuramente non cambierà mai se non ci sarà una denuncia, se non salterà fuori la violenza subita.
E non credo sia un problema di numeri, la questione non è se i reati di questo tipo siano in diminuzione o in aumento: anche una sola persona morta a causa dei comportamenti di un uomo violento non è accettabile.
Un'ultima provocazione: non ci sono solo uomini che picchiano e uccidono le donne. Ci sono altri uomini, che poi molto meglio non sono, i quali amano ripetere come un ritornello stonato la solita frase: "le donne non si toccano neanche con un dito".
Si, è vero per carità, però questa frase mi puzza. Mi puzza di superiorità, da un lato noi maschietti che dobbiamo stare buoni, dall'altro le donne viste come una categoria protetta, un gruppo di schiavette da tenere a bada. Insomma gli uomini comandano, le donne ronzano intorno come una specie protetta di un parco naturale secondo questa visione. Poi non si usa mica la frusta nei loro confronti, però le teniamo sotto il nostro stretto controllo.
Una visione dove la donna è un oggetto da sventrare la sera in strani festini.
E' un pò come quegli uomini che si lamentano perché la propria donna finge mentre fanno l'amore. Che deve fare povera ragazza! Già deve sopportare un cretino che segue solo il proprio piacere, incapace di comprendere la persona che ha di fronte e lei dovrebbe pure crederci? Altro che donna oggetto, il problema è che noi siamo indietro anni luce... E diciamo la verità, siamo un paese ostile culturalmente, socialmente e politicamente alle donne. Basta pensare alle basse percentuali di donne che lavorano nel nostro paese (per non parlare di chi dichiara anche di avere figli, la peste per i datori di lavoro...), basta pensare ai commenti che si sentono vedendo una signora vestita con abiti corti camminare in strada, puttana è il più gentile...
Cari ipocriti che non volete questa legge, siete solo dei sepolcri imbiancati. Per essere credibili noi maschietti, per primi, dovremmo lottare per questa legge e per la dignitá del mondo femminile.

martedì 18 giugno 2013

Se vince l'ignoranza

Siamo bravi a dare la colpa agli altri per la condizione del nostro paese.
In verità, il male lo abbiamo creato, diffuso e disseminanto noi.
Il male, cari italiani, lo abbiamo creato noi, scegliendo di fare i furbetti con le tasse, di prendere vie illegali, di preferire la corruzione alla creazione di aziende solide ed efficienti.
Il male lo abbiamo creato noi, dando tutta la colpa agli stranieri, al diverso, al nemico che inficia l'onore italico. Senza l'incontro con l'altro, cari cretini italioti, crepiamo tutti. E bisogna essere proprio deficienti, mancanti di qualche neurone, per credere ancora ad una distinzione tra italiani e non...
Il male lo abbiamo creato noi, ogni volta che ce ne freghiamo dell'istruzione dei nostri figli. Bocciato? Che me ne frega, continua pure a giocare alla playstation, ad uscire, ad andare male, perché non è mica la scuola la priorità...
Il male lo abbiamo creato noi, incapaci di essere genitori autorevoli, che guidano, non spingono i propri figli verso la propria strada. Fargli leggere un libro? Portarlo ad un parco divertimenti, ad un museo (con le mille attività ludiche che vi sono oggi all'interno), o metterlo a contatto con la natura? Fargli, in breve conoscere il mondo? No, se ci dobbiamo (e sottolineo dobbiamo, per qualche genitore...) passare del tempo, gli facciamo fare quello che piace a noi, il calcio, la danza, mica quello che serve o piace a lui. Gli trasmettiamo le nostre frustrazioni, non gli facciamo vivere esperienze di crescita, non gli concediamo di coltivare le passioni che spettano a loro, non a noi...
Il male lo abbiamo creato noi, evitando di dare fiducia ai giovani. Poi ci mettiamo un secondo a definire i giovani nullafacenti, dei poco di buono, senza voglia di lavorare, peccato che questi giovani, sono i primi, da diverse generazioni, che stanno e staranno peggio dei proprio genitori...
Il male lo abbiamo creato noi, preferendo la società tecnologica, in cui si chatta su whatsapp, hangout, viber, faccialibro...rispetto al dialogo diretto. Siamo bravissimi con gli smile, i sorrisetti, i dialoghi sintetici pieni di k...
Il male lo abbiamo creato noi pensando al nostro orticello. Perché è più importante pensare al nostro stupido territorio, come cani che lo segnano con la pipì, piuttosto che sostenerci a vicenda come una vera comunità.
Il male lo abbiamo creato noi, in paese dove i ricchi son sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, in un paese dove la disoccupazione giovanile ha superato il 40%. In Francia, da decenni, esiste lo SMIC, il salario minimo, pari oggi a 9 euro all'ora, a 1365 euro al mese. In Italia esiste lo SMAC, brillacciaio, e tra un pò neanche quello servirà più con le difficoltà delle acciaierie di Taranto e Terni.
Il male lo abbiamo creato noi, con le maledette armi da softair, perché in fondo se uno è abituato a sparare con i pallini di plastica non ci mette molto a passare ai proiettili di piombo, a fare un esecuzione in strada per un banale incidente stradale. Continuiamo ad educare alla violenza, bravi i coglioni, così saremo sempre più distruttivi.
Il male lo crea oggi chi, con la situazione di difficoltà e l'austerità imposta, concede bonus ai dirigenti delle pubbliche amministrazioni. Ma non esiste vergogna? Non ho visto nessun dirigente pubblico appellarsi all'obiezione di coscienza per non avere i bonus...
Poi vedo dirigenti di cooperative, che per gestire imprese di 500 persone guadagnano al massimo 1800 euro, vedo persone coordinare grandi progetti a 1000 euro al mese se va bene e non si lamentano, persone fare lavori umili e usuranti a 600 euro al mese, milioni di disoccupati che strenuamente cercano un lavoro. Ebbene questi individui non chiedono bonus e ogni giorno devono farsi il sedere per guadagnarsi la pagnotta quotidiana o per tornare a guadagnarsela...
Il male lo abbiamo creato noi, bravi a essere così stupidi da farci fregare dalle teorie della'austerità espansiva. Cioè, in pratica se taglio riesco quantomeno a non decrescere e magari a svilupparmi pure. Ma che cazzate sono? Per fortuna uno dei pochi economisti assennati al giorno d'oggi, Paul Krugman, ha dimostrato che queste teorie non sono altro che spazzatura.
Ma come si può pensare di crescere tagliando risorse? Come si può pensare di svilupparci eliminando l'incontro con l'altro? Come si può pensare di creare occupazione così, senza uno straccio di politica per i giovani, ditemelo voi...
Il male continuiamo a crearlo noi, votando un'alternativa politica che è ancora più desolante e tragica. Un gruppo che all'improvviso prende il 25%, poi caccia persone solo per aver fatto una normalissima critica al leader, un movimento che viene tacciato come democratico ma che vede votare se va bene cinquantamila persone per scegliere i propri rappresentanti. Un partito ridicolo, ma anche profondamente ignorante e pericoloso, dove un deputato dichiara testualmente di voler perdere: "tutti gli elementi nocivi, tutti quegli elementi tossici che possono 'infettare' tutti gli altri". E' un po' la legge di Darwin 'sopravvivono i più forti, i non deboli". Ma non la conosce la storia questo cialtrone da quattro soldi che proclama una sorta di Eugenetica dei movimenti? Usare parole come infettare, come sopravvivono i forti... Ci manca che si dichiari fan dei grandi sterminatori dell'umanità e siamo a posto....
Il male lo abbiamo creato noi, preferendo l'ignoranza.
E in un paese ignorante, dove hanno votato solo il 50% degli elettori, dove un partito prende il 25% e torna a meno del 10% solo qualche settimana dopo, dove un altra aggregazione politica se la cava solo se è presente il leader (che ha 76 anni suonati ed sotto processo per svariate faccende), dove al terzo gruppo piace vincere senza aver la possibilità di governare con raro masochismo, potrebbe essere normale un giorno anche ritornare sotto una dittatura.
Io non ho paura, ma in un paese così ignorante e così disastrato è facile che qualche squilibrato possa proporsi come l'autocrate salvatore dell'onore italico, magari pelato, magari con la fissa dell'autonomia del grano (oggi magari potrebbe inventarsi perché no l'autonomia dei pc...al bando apple e samsung, viva l'olivetti!) e con la purezza degli italiani, con tutti i mentecatti che scrivono idiozie su facebook...
Pensiamoci, abbiamo ancora la possibilità di salvarci, ma solo se sapremo crescere prima come comunità aperta e inclusiva e solo dopo economicamente, saremo capaci di salvarci.

martedì 7 maggio 2013

IUS DEFICIENTI

Stamattina ho accompagnato Ale all'asilo.
Appena entrato è stato accolto da un bimbo cinese e da una bambina africana. Lui li ha abbracciati e poi si è messo a giocare, come sempre.
Se c'è una cosa che non sopporto è il razzismo, soprattutto quello evidente ed ostentato.
Non ho mai creduto ad inutili distinzioni tra italiani e non italiani. Non ho mai pensato che il mondo possa essere diviso tra italiani e stranieri.
Non lo credo e non lo crederò mai. Ho sempre preferito una divisione tra oppressi ed oppressori, gli uni la mia patria gli altri i miei stranieri, come diceva Don Lorenzo Milani.
Però in questi giorni, quando vedo gli sterili dibattiti sullo IUS SOLI, la cittadinanza ai bimbi nati in Italia, mi incazzo come una bestia.
Soprattutto non sopporto come viene ingiustamente trattata Cecile Kyenge, che ha la sola colpa di avere la pelle nera e di aver proposto una legge sacrosanta.
Una volta il razzismo non era ostentato, oggi invece assessori, parlamentari, politici e pubblici ufficiali fanno a gara a chi è più razzista. Da Gasparri a La Russa, da Borghezio al presidente della Regione Veneto. Senza ritegno, esprimono opinioni dichiaratamente razziste.
Ed è terribile che non siano in pochi a spalleggiare, a difendere, ad appoggiare tali emerite cazzate. Quasi a rimarcare che si, siamo un paese stupidamente razzista, immerso nella merda dell'ignoranza.
Eppure... Eppure oggi mi vien voglia di.chiamarli deficienti. Letteralmente deficienti, cioè che gli manca qualcosa, carenti. Cosa non possiedono? Forse delle nozioni di base. Forse non sanno i poveri politicanti (e i tanti caproni ignoranti che gli vanno dietro come animali addestrati) che prima di essere italiani, giapponesi, ivoriani o brasiliani, siamo esseri umani e condividiamo il comune percorso dell'uomo a prescindere dal paese in cui siamo nati o dalla provenienza dei nostri genitori.
Mi dispiace, ma questa ignoranza, questa deficienza, non la giustifico. Non la comprendo proprio. E' un'ignoranza profondamente razzista e insensata.
Soprattutto c'è chi ne fa una battaglia valoriale, come chi proclama che "mai una legge sul diritto di cittadinanza sarà adottata in Italia". Ma di quali valori è portatore il senatore Gasparri che annuncia tali cazzate? Al senatore che si professa tanto cristiano, quando gli fa comodo, vorrei ricordare un passo del Levitico: " Come un nativo del paese sarà per voi lo straniero che dimora con voi: tu l'amerai come te stesso, poiché foste stranieri in terra d'Egitto." Già, come un nativo del paese, cioè lo IUS SOLI.
In fondo è facile cacciare fuori gli stranieri, il diverso, l'oppresso. In fondo è facile scegliere di ghettizzare di fare quartieri dormitorio per quegli stranieri che volentieri sfruttiamo per raccogliere i pomodori che mangiamo a tavola. In fondo è facile essere sazi e sicuri e vedere l'altro come il nemico.
Ma ricordate sempre che le grandi civiltà sono campate sull'incontro reciproco, sulla conoscenza incrociata. Quando ci si chiude in noi stessi, si fallisce. Continuate a rinchiudervi nei vostri recinti, creperete tutti nelle vostre inutili fortezze.
Per fortuna i bambini come al solito ci insegnano una strada splendida, l'unica sensata, ovvero l'accoglienza. E ci insegnano che lo IUS SOLI è già un dato di fatto. Ma anche che lo ius deficienti è ben radicato in quegli adulti incapaci di riconoscere l'unica vera e sacrosanta verità. Che siamo tutti esseri umani.

mercoledì 6 marzo 2013

La mia Africa

"La prima cosa che colpisce è la luce. Luce dappertutto, forte, intensa. Sole dappertutto."

C'è un posto nel mondo che ha cambiato la mia vita, che l'ha stravolta di meraviglia e miseria contemporaneamente.
L'Africa, anzi le tante Afriche sconosciute ai più in occidente.
Se parlo di quel continente mi si illuminano gli occhi, perché solcare le strade africane mi ha cambiato completamente prospettiva.
Intendiamoci! Amo la mia vita, la mia famiglia, la città in cui vivo ma ci sono luoghi ed esperienze che lasciano segni perenni a riordarci il senso del nostro vivere quotidiano.
Com'è cominciata? Più di dieci anni fa una ragazza italiana di quattordici anni che aveva vissuto per molti anni in Africa, incontrata ad una cena, affermava come volesse in cuor suo tornare in quei territori, popolati dalla fatica e dalla verità. In fondo viveva in Italia con coetanei che avevano come maggiore preoccupazione lo sport, la ricarica del cellulare o il messaggino su facebook (allora forse non esisteva ma c'era messenger).
Aveva ragione quella ragazza: meglio una vita dura, faticosa complicata, ma splendidamente concreta, piuttosto che la finta opulenza che caratterizza i luoghi in cui viviamo.
In fondo penso alla nostra incapacità di gestire la crisi. Per tanti anni abbiamo avuto più del necessario: troppe cose, troppi soldi, troppe automobili. La stragrande maggioranza degli africani non ha nulla, ma vive ben più felice di noi. Hanno semplicemente compreso che denaro, poderi e averi contano ben poco.
Laggiù ho incontrato tante persone vere, capaci di comprendere il significato profondo della sofferenza e della gioia.
Mi viene in mente la voce di una signora che all'ospedale perse il proprio bambino e girando l'angolo se ne andò lodando Dio. Ricordo a Bujumbura una cooperativa di donne africane sfuggite alla violenza dei loro mariti, capaci di creare un luogo di lavoro e di riscatto senza il sostegno di nessuno.
Mi viene in mente la straordinaria vitalità dei mercati africani.
Perché a me, come a molti altri, il mal d'Africa è venuto e permane ancora oggi, a distanza di quattro anni dall'ultimo viaggio.
Sono stato in molti paesi europei, negli Stati Uniti, ho girato mezza Italia, ma in nessun luogo mi son sentito a casa mia come in Burundi, il paese più povero del mondo, funestato da guerre, colpi di stato, miseria e malattie. Il paese più bello del mondo per me, perché vero, profondo, aspro e talvolta sconcertante.
Ma reale, che non si crogiola su ricchezze che non ha, che non perde tempo in automobili rombanti, in case fittizie, su faccialibro, in rapporti virtuali.
Un mondo fatto di banane fritte, pasta di manioca, capanne di fango e poco più, dove ogni giorno si lotta per vivere. Quel mondo che a me piace, lontano dalle conquiste della tecnologia, sicuramente più vicino all'essenza dell'uomo.
Ricordo ancora, mentre passavo il confine dal Rwanda al Burundi, un ponte terra di nessuno dove notavo un pò spaventato soldati armati di kalashnikov e bazooka. E comprendevo come l'Africa debba salvarsi unicamente da sola, noi possiamo avere unicamente la fortuna di conoscerla. Vorrei portarci tutti quelli che oggi giocano alla guerra con Call of duty, Battlefield e cazzate simili, per fargli capire cosa significa davvero morire o ammazzare qualcuno. Perché in fondo, vivendo in quei luoghi e assaporando i racconti della gente del posto, mi son venuti in mente le storie dei miei nonni sulla guerra e le sue atrocità. E ho vissuto, per davvero, qualche mese con l'accento dell'essere umano.
Un giorno vorrei portarci i miei figli, se vorranno, e fargli assaporare il gusto di un territorio che ti espone alla vita vera e che solo per questo ti fa sentire realizzato.
Un consiglio solo a chi vuole esplorare quei territori: l'Africa non ha bisogno di salvatori, di eroi europei o americani che vogliono cambiarla o avere la presunzione di civilizzarla. L'Africa ha bisogno di gente curiosa e umile che intende conoscerla e sporcarsi le mani. Un infermiere che andò in un ospedale di Gitega, in Burundi, venne cacciato poco dopo il suo arrivo. Perché? Tutto il giorno quest'uomo stava a domandarsi cosa poteva fare per salvare il mondo, il Burundi l'Africa intera. Ebbene, non aveva capito proprio nulla. Perché non era capace davvero di incontrare l'Africa e gli africani, figlio di una supponenza profondamente occidentale.
Negli ultimi anni più di una persona mi ha chiesto di dargli una mano a vivere un'esperienza in Africa. L'ultima qualche giorno fa.
Ho sempre sostenuto volentieri chi voleva fare quest'esperienza. Perchè vivere il continente africano è un viaggio, una ragione di vita che sempre caratterizzerà la mia esistenza. Sognando di tornarci e di esser di nuovo chiamato muzungu.