domenica 30 settembre 2012

The brave

Venerdì compirò trent'anni. Scavalcherò un limite generazionale. Ma porterò con me e con la mia generazione un problema, quello dei Neet, ovvero giovani tra i 14 ed i 29 anni che non studiano, non si formano, non lavorano.
Una questione non di poco conto, qualcosa come 3,2 milioni di giovani( come ci ha ricordato recentemente un'inchiesta di Repubblica). 
Intanto, chi gestisce il paese se ne frega: si riempie la bocca di politiche giovanili, ma poi?
Niente di niente per investire in educazione, istruzione, ricerca o sviluppo; nulla per ridistribuire incarichi, potere, salari.
Che si inventano poi i geni? L'allungamento dell'età pensionabile, così i giovani non entreranno mai e poi mai a far parte del mondo del lavoro. 
Tanto in Italia non contiamo niente. Siamo una minuscola parte della popolazione, una riserva indiana.
Molte persone in questi giorni mi hanno fatto giustamente notare la contrapposizione tra le file all'apple store in Italia e le rivolte in Spagna. Già, nel paese iberico un giovane su due è disoccupato. Peccato che in Italia abbiamo un dato simile, uno su tre. Peccato che troppe volte, troppo spesso abbiamo abbassato la testa.
Se coloro che gestiscono il paese ci stanno distruggendo con la loro indifferenza, è pur vero che noi non facciamo nulla per reagire. 
Non mi piace una generazione che non ha coraggio, che non possiede la passione di voler cambiare le cose in un paese in cui il presidente della Repubblica può essere eletto a cinquant'anni, in cui per essere deputato devi avere venticinque anni e per essere senatore quaranta. 
Non sopporto quei coetanei che si rifiutano di vivere, che non rischiano per inseguire i propri sogni, che non hanno il coraggio di far figli "perché oggi come oggi è troppo rischioso"; non amo quei giovani rassegnati che subiscono un mondo costruito da altri, che consumano prodotti non realizzati da loro, schiavi di vetusti governanti. 
Questo è il momento di essere ribelli. Ribelli ad una società che ci esclude, che ci mette ai margini. Questo è il momento di osare e di rischiare il presente per costruire realmente il futuro. 
E' ora di uscire dalle nostre gabbie, altrimenti rimarremo sempre schiavi di un tempo che non ci appartiene.


sabato 15 settembre 2012

Campioni e coglioni

Oggi l'ex campionessa di Tennis Steffi Graf ha dichiarato su Repubblica: "Non fatevi rubare l'adolescenza".
Lei che a sei anni già collezionava coppe, che a diciassette aveva vinto uno slam, uno dei quattro tornei più importanti al mondo, che consiglia alle giovani promesse di godersi la vita!
C'è un brutto vizio nel mondo di oggi che intasa lo sport.
Ci sono credenze che invadono discipline diverse, secondo le quali, vale la pena vivere già a otto o nove anni lo sport come un dovere e non come un gioco o un piacere.
In questi giorni ho visto almeno 7/8 ragazzi di dieci o undici anni allenarsi dal lunedì al sabato, mattina e pomeriggio. E il tempo per lo studio? In fondo la scuola è secondaria, no? Per qualche genitore che ha il sogno di vedere i propri figli diventare campioncini, è più importante fare cinquantamila allenamenti fino a sfinirsi e concepire la vita come un dovere per il calcio, la ginnastica, la danza, piuttosto che vivere relazioni, vivere la scuola...
Perché poi intervengono gli allenatori: se non vai mica ti fanno giocare, devi venire, devi sforzarti, devi, devi, devi.... a dieci anni a fare i "sagrifici", come li chiamava mio nonno.
Solo che mio nonno a sette anni i "sagrifici" li faceva per poter mangiare...
C'è qualcosa che non quadra. E non credo che la colpa sia solamente di allenatori scellerati che impongono ritmi da sfruttamento minorile a dieci anni.
La colpa è anche di genitori che non sanno darsi le priorità giuste o che per forza di cose si adattano ai ritmi folli creati da allenatori fuori di testa.
Cari ragazzi, ha ragione Steffi Graf, non fatevi rubare l'adolescenza. Non mettete in secondo piano i vostri sogni, gli amici, la vostra crescita per colpa di qualche deficiente, adulto, così frustrato per non essere diventato a sua volta un campioncino.
C'è qualcosa di più importante di essere campioni, non fatevi fregare da questi coglioni!

sabato 8 settembre 2012

La storia del "povero" Arnault

Giorni duri...
Oramai la crisi è una cruda realtà per tutti, anche per un signore che di nome fa Arnault, quarto uomo più ricco del pianeta, proprietario di innumerevoli marchi di lusso (Louis Vuitton, Dior, Champagne Moet & Chandon....).
Questi sembra che stia decidendo per optare per il trasferimento (soprattutto fiscale, s'intende) in Belgio a causa della super tassa sulle grandi fortune, del 75%, voluta da Hollande.
Certo, un uomo che possiede un impero personale stimato dalla rivista Forbes di 41 miliardi di dollari non dovrebbe aver paura di una tassazione del genere, resterebbe ricco in ogni caso... non milionario, bensì miliardario, in ogni caso...
Ora sembra, forse per premunirsi da critiche, forse per una lunga coda di paglia che il miliardario abbia smentito, ma fino a quando?
E non è l'unico: migliaia di ricchi francesi stanno meditando trasferimenti in fretta e fuga per scappare dal fisco d'oltralpe.
Ora perché non farla anche da noi? A parte perdere qualche essere poco raccomandabile, il Briatore di turno (che peraltro è residente da anni a Londra godendo di una tassazione privilegiata).
In Italia non si sente più parlare di una patrimoniale. La scusa è che "tanto i ricchi porterebbero ricchezze e residenze all'estero al sicuro dai prelievi fiscali".
Perché la Svizzera, San Marino ecc. ecc. si trovano a due passi.
Il problema è uno solo, l'ignoranza. L'ignoranza dell'uomo.
Tanto i ricchi francesi fuggitivi in Belgio o i nostri furtivi trasportatori di denaro ai confini delle alpi se ne fregano di chi è disoccupato senza un lavoro, se ne fregano se lo stato va in malora e milioni di cittadini non arrivano alla fine del mese...
Certo che l'avidità è una brutta bestia, ma l'egoismo, ovvero l'ignoranza più profonda che esista, lo è ancora di più...
Mark Twain diceva saggiamente che "Il miglior modo per stare allegri è cercare di rallegrare qualcun altro".
E allora diciamolo: in Europa abbiamo ricchi tristi, oltre che sciagurati.
Fuggite, sciocchi... così crolleremo tutti, facoltosi compresi...