domenica 5 agosto 2012

A mia madre, mia prima maestra

Stamattina entrando in cucina ho ritrovato quella sedia.
La sedia ora è coperta da una cassetta con la frutta.
Non la notavo da tempo, nascosta com'è.
Era la sedia dove lei accoglieva le persone, dove leggeva i suoi scritti, i libri gialli e i testi di preghiera. Era la sedia dove faceva i suoi calcoli per i numeri del lotto, dove fumava le MS, dove ascoltava le mie prove per le interrogazioni o per gli esami universitari; un angolino che all'apparenza sembrava povero e che invece era ricchissimo.
Era incassata tra un piccolo mobile e la stufa a legna. Un sedia piccola, di legno, che aveva sempre giornali sopra per attutirne la durezza.
Da quella sedia ho conosciuto mia mamma.
La nostra è stata sempre una casa piena di gente grazie a mia mamma e mio papà, dove si entra a qualsiasi ora senza avvisare, dove si può arrivare cinque minuti prima della cena o anche durante e essere accolti senza alcun problema.
Una casa informale: è normale stare seduti a terra senza paura di sporcarsi, cenare insieme a tante persone, parlare dovunque senza problemi, ricevere mille chiamate, prendere dal frigo qualcosa da mangiare a qualsiasi ora.
Grazie a Dio son cresciuto così.
Ieri son venute centinaia di persone a salutare mia madre e son sicuro che lei avrebbe voluto così, come oggi al funerale.
Sono quelle che in questi hanno vissuto casa nostra e hanno conosciuto mia madre. Era capace come nessun altro di dare speranza e trasmettere fiducia.
Aveva certamente i suoi difetti, ma era una persona accogliente, paziente, disponibile e comprensiva.
Ho qualche rimorso per gli ultimi mesi, perché non sapevo come starle vicino nella maniera migliore. Ma lei c'era e lo trasmetteva anche con poche parole, con la sofferenza e il dolore.
Mi viene in mente quello sguardo aperto, forte che rivolgeva ultimamente, aprendo gli occhi verso la persona che intratteneva. Non so se fosse un saluto, un modo per comunicare qualcosa. So che resterà per sempre dentro di me.
Ho in mente Alessandro che la cercava continuamente sul ciglio del letto martedì, l'ultima volta che l'ha vista, chiamandola andando e tornando. E la lacrima di mia madre mentre la salutavamo.
Restano i ricordi, tanti, resta la passione per l'ascolto e la straordinaria capacità di sostenere gli altri.
Mi vengono in mente tutte le tappe di crescita che con mio papà ha seguito, le sue arrabbiature, la pazienza col mio carattere chiuso.
Mi ha insegnato cosa significa veramente accogliere e cosa conta veramente nella vita.
Ma soprattutto resta quella piccola sedia ora disperatamente vuota che spero un giorno possa essere riempita.