domenica 25 novembre 2012

Normale a chi?!?

Ebbene si! Anche io possiedo le mie stranezze quotidiane.
Per esempio mi tocco l'orecchio senza accorgermene, oppure vado a comprare il pane, un giornale o un libro e poi lascio sul bancone del venditore la cosa che ho comprato, tornando a casa a mani vuote.
Poi ci sono gli altri. C'è chi impazzisce alla guida di un'auto, tanto da sbraitare se davanti trova il povero omino col cappello in testa che va a 2 km/h. Chi si mette il deodorante senza lavarsi, per coprire il sudore sgocciolante. Chi ripetutamente e ossessivamente fa le stesse cose agli stessi orari ogni giorno e si irrita se l'imprevisto gli rovina la giornata. Chi ancora tiene la scrivania con un ordine ossessivo. Oppure chi compie gesti rituali per scaramanzia.
In sintesi ognuno di noi ha le proprie stranezze, o meglio la propria dose di follia quotidiana.
Perché in fondo aveva ragione Caetano Veloso che cantava qualche anno fa “De perto ninguem è normal”, ovvero che visto da vicino, nessuno è normale (e non Franco Basaglia che comunque avrebbe sicuramente condiviso questa frase).
Mi piace immaginare che la pazzia non sia messa in un angolo, come una terribile malattia, ma sia parte integrante del nostro vivere quotidiano.
Nella nostra società si è sempre avuta la paura dei matti: in anni non troppo lontani si abusò del manicomio, un luogo di violenze ripetute, di elettroshock forzato, di maltrattamenti e torture.
Solo qualche mese fa, qualche inutile parlamentare tentò di istituire dei luoghi di detenzione dove costringere il paziente a "trattamenti sanitari necessari prolungati" fino ad un anno, in pratica ricreando nuovi manicomi, quando se ne è ampiamente dimostrata l'inutilità oltreché la profonda inumanità, grazie alla Legge Basaglia.
E pensare che ancora oggi sono in molti a nascondere questo fenomeno, come la peste.
Per fortuna c'è qualcuno in grado di dare valore ad ogni persona umana, a prescindere dalla sua percezione della realtà o dalle sue stranezze.
Oggi rimangono le parole, le gesta e le azioni di persone che non hanno voluto attenersi alla presunta normalità, che poi non esiste.
Il comune sentire, la normalità, il bon ton, i comportamenti comuni...sono tutte emerite cazzate, buttatele nel cesso e scaricate con veemenza.
Siate voi stessi fino in fondo, non attenetevi alle stupide regole di una società malata di controllo, pulizia, sicurezza e ordine. Abbandonate un mondo intriso di omologazione e di falsi alternativi, spesso più uniformati degli altri.
Andate oltre l'apparenza, al cuore della vostra esistenza. E fregatevene se qualcuno vi giudica!
Samo tutti folli, tutti conserviamo dentro di noi le nostre anormalità e sono proprio quelle caratteristiche che ci rendono migliori!

venerdì 16 novembre 2012

Altea Trini

Cara Altea,
Tre giorni fa un automobilista ubriaco ti ha tranciato sogni, passioni e speranze durante un'uscita in bicicletta.
Non ci siamo mai conosciuti, ma ci ha unito lo scoutismo.
Non invoco vendetta. La nostra storia e la legge scout ci insegnano un'altra via. Vorrei solo che quell'automobilista possa conoscere la tua storia, le tue passioni, la voglia di vivere quell'uscita in bici.
Facevi strada, come migliaia di tuoi coetanei lungo strade impervie, sotto la pioggia incessante o il sole d'agosto. Solcavi percorsi di avventura condividendo esperienze, cibo, acqua e desideri.
Di fronte alla morte, non ci sono parole e neanche la giustizia riuscirà mai a a darci conforto per una perdita straordinaria come la tua.
Rimane la forza del cammino che hai vissuto, la voglia di lasciare il mondo un pò migliore di come lo hai trovato. Rimane forte, stagliato in alto nel cielo il tuo esempio, quello di una ragazza che resta nelle parole e nei ricordi di un lupetto del tuo gruppo: "sapessi  come mi guardava Altea con i suoi occhi. Occhi grandi e buoni che facevano sentire questo piccolo accettato e stimato". Ci sono esperienze che non si consumano nell'immediatezza di un ubriacatura, ci sono strade impervie talvolta dure da percorrere che ci rendono migliori, ci sono percorsi che non si fanno in un suv all'ultima moda sfrecciando per strade locali.
C'è una strada che prevede pochi ingredienti, quelli essenziali, un sentiero che ci porta a condividere insieme ad altri fratelli scout un'avventura, un sogno o un'impresa. Un percorso fatto di cose concrete, poche chiacchiere, relazioni sincere e profonda umanità.
Tu hai scelto questa strada come i tuoi amici, le tue insegnanti e quel piccolo-grande lupetto hanno ricordato. Ed è quella strada che ha cambiato la nostra vita e l'ha resa migliore.
Nel prato della base Agesci di Bracciano c'è un sacrario che ospita i nomi di tutti coloro che in uniforme hanno perso la vita. E ci sará anche il tuo, per ricordare quei valori che hai incarnato nella tua vita.
La morte è come l'inverno: porta un gelo pesante che ti penetra dentro, impossibile da sconfiggere. Ma il tuo esempio, il ricordo non può e non deve svanire.
Resterà dentro di noi, come una rosa che fiorisce nel freddo pungente, nella neve incessante e fa prevalere il sapore della vita.
Grazie Altea! Ora che hai raggiunto la vetta più alta, Buona strada!

domenica 4 novembre 2012

Choosy? Preferisco foolish...

Mi chiamo Gabriele Biccini, ho trent'anni e sono fortunato!
Già, perché fortunato? Perché ho un contratto a tempo determinato, che ha una scadenza per carità, ma che è pur sempre con tutti i crismi del caso (tredicesima, malattia, ferie, orario di lavoro vero ecc...)! 
Se sento mia moglie, i miei amici, le amiche di mia moglie, i miei coetanei... tutti hanno contratti a progetto, oppure lavorano in nero, oppure ancora un lavoro non ce l'hanno.
Ascolto persone alle quali viene chiesto di restituire gli stipendi dei mesi precedenti, avete capito bene, RESTITUIRE! Magari perché l'azienda è in crisi. Ma si può? No che non si può!
E vedo aziende della grande distribuzione, offrire stages per l'eccelsa cifra di 200, dico 200 euro al mese. Che generosità! Sicuramente gli stagisti faranno affari, potranno costruirsi una famiglia, potranno viaggiare e formarsi nel mondo.
Nei curriculum risaltano decine di volte le parole master, stage, tirocinio, contratto di prova, esperienza all'estero... Insomma un lungo percorso di dissanguamento (queste esperienze hanno spesso un costo elevato) ottenendo risultati modesti. E il problema è che si sposta semplicemente l'ingresso nel mondo del lavoro, oppure a volte non c'è proprio!
Poi c'è il ministro Fornero, quella che ci dice che siamo troppo selettivi, choosy, schizzinosi alla lettera....
Io ho scelto un lavoro, anzi due insieme per (non) arrivare alla fine del mese, che sono stati i primi che ho avuto la fortuna di trovare sottomano, perché, cara la mia simpaticona ministra, con mia moglie aspettavamo un bambino e non potevo perdermi in mille scelte differenti...fare il choosy.
Una strada però c'è, e leggendo blog, post e simili c'è qualche sapiente che riesce ad estrarre l'unica vera possibilità di uscita dalla crisi...
La soluzione consiste nell'inventarsi questo stramaledetto lavoro, nel trovare una strada propria e dedicarvi tutte le energie per uscire dalla propria crisi. Lasciate perdere leggi e leggine di ministri incompetenti, capaci solo di offendere i giovani, agite di vostra spontanea volontà! Mettete nel cestino quel choosy, siate foolish, folli (senza però essere hungry, affamati o meglio assetati di sangue).
E qualora abbiate un sogno da coltivare, un'idea da sviluppare, mettetela in pratica! Uscite dai vostri comodi confini e lottate, abbiate la passione di realizzare il vostro presente!
Per il resto, se si parla di politiche del mercato del lavoro e simili... Ma andate a cagare voi e le vostre bugie...


PS: abbiamo stabilito che sono un privilegiato con un contratto vecchio stile... solo che quel ministro così sensibile, così facile alla lacrima da diventare una tragica barzelletta, la Fornero, ha ben deciso che i contratti a tempo determinato al secondo rinnovo non possono essere rinnovati dopo una ventina di giorni come accadeva prima, ma solo dopo almeno 60 giorni... E le aziende, non potendo assumere subito a tempo indeterminato cercano difficilissime soluzione all'intrigo Fornero... Complimentoni.... del genere... Vieni avanti Cretina....

giovedì 1 novembre 2012

Una leggera flessione del senso sociale

Max Gazzè cantava qualche anno fa che «il futuro è toccare, mangiare, dormire, ammalarsi d'amore».
Mi sembra che i nostri governanti pensino invece che il futuro sia fatto di conti in ordine, finanza e mercati, con l'uomo rilegato in un angolo.
E' di ieri la notizia secondo la quale il governo si rifiuta di concedere fondi per i malati di sla.
Intanto il ministro Fornero piange, di nuovo.
Nel frattempo lo stesso governo si impegna a destinare genericamente "al sociale" i 900 milioni di euro che faranno capo a Palazzo Chigi. E' un segnale per carità, ma non basta.
Non basta, dopo i tagli del governo Berlusconi, che si preoccupava di detassare i furbi e nel contempo eliminava, con furia animalesca, le politiche sociali.
Non basta se la disattenzione verso i malati, l'esclusione o la non autosufficienza cresce ogni giorno.
Non basta, se più di un quarto degli italiani è povero, se più di un terzo dei giovani non ha lavoro.
Io non so se sia giusto o meno tener fede al patto di stabilità (o di stupidità, a seconda delle opinioni). So che l'uomo, debba avere sempre e comunque la priorità sui conti e sull'economia.
E so che i danni sociali di milioni di persone escluse dalla società li pagheremo naturalmente in futuro.
Risparmi modesti con costi altissimi.
Una nuova forma di distruzione di massa,  simile a quella terribile deriva, l'eugenetica, che si insinuò dalla seconda metà dell'Ottocento in uomini politici e scienziati di alto rango. La differenza è che la selezione e l'eliminazione artificiale di poveri, esclusi, disabili e anziani avviene semplicemente perchè costano troppo, togliendogli diritti e assistenza, ergo facendoli schiattare insieme alle loro famiglie.
In fondo qualche anno fa alcuni scienziati americani con alto quoziente intellettivo, che definirei gentilmente sacchi di letame assetati di genocidio, affermarono che la cura delle fasce deboli della società costa troppo alla collettività. Insomma una teoria economica non nuova, quella che sta applicando il governo italiano con i malati di sla.
Già, perché sembra difficile per ministri e tecnocrati credere che al centro, nel futuro, resterà l'uomo e le sue azioni, non la finanza, l'economia, gli indici azionari, i mercati e altre bestialità.
La strada per salvarci è una sola, concentrarsi sull'umanità e la sua promozione. E lasciar perdere tutte le altre cazzate!

"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Art.3 Costituzione Italiana

domenica 14 ottobre 2012

Pigghia nu bastone e tira fora li denti

Oggi in molti si lamentano per la situazione che stiamo vivendo, per il peggioramento delle condizioni sociali ed economiche...
Tutto giusto, viviamo in un paese che sta crollando, incapace di reagire alla crisi.
E' vero però che manca un altro aspetto. La passione di fare e cambiare quello che viviamo.
Con la crisi che imperversa a me sembra che non siamo più in grado di dedicare né tempo né inventiva alle cose che facciamo, alle relazioni che viviamo.
E' normale che così facendo, tutto diventa un peso morto. Il nostro lavoro, il volontariato, lo studio, gli affetti...
Un pò perché per ottenere un minimo di risultati spesso ci vogliono mesi, talvolta anni e non siamo più capaci di aspettare. Un pò perché di risultati non ne vediamo proprio... E infine perché non abbiamo più passioni. Studiamo, lavoriamo, viviamo storie d'amore come automi, come delle macchine senza emozioni, senza coltivare l'avventura di scoprire cosa sta dietro a una scoperta, a una nuova conoscenza o a un'avventura inedita.
Ma soprattutto non siamo più in grado di metterci in gioco pienamente in quello che facciamo: nell'esercitare un mestiere come in una storia d'amore conta e molto quello che noi mettiamo dentro in prima persona. 
Oggi prevale il lamento, un canto triste e solitario, perché effettivamente gli stipendi sono da fame, il lavoro manca e gli affetti si vivono in fretta e furia. 
Ma se non ripartiamo dalla speranza di poter modificare, NOI e non gli altri, NOI, in prima persona le cose che non amiamo, un lavoro che riteniamo di far male, un'amicizia che non va, la scuola o l'università che fanno schifo, non cambieremo un bel niente. La strada è l'unica salvezza e però bisogna percorrerla questa maledetta strada, non restare confinati nelle nostre chiusure. 
Per poter cambiare qualcosa che non ci piace, è necessario dedicargli tempo, arte, tenacia e coerenza.
I gesti, le azioni che compiamo ogni giorno hanno un sapore diverso, se condotte passione e vitalità. Altrimenti, per favore, non lamentatevi, non proferite parola, non scrivere post contro chissà chi...qualora al vostro languido lamento non corrisponda un azione per cambiare ciò che non vi aggrada!
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sabato 6 ottobre 2012

L'Italia è un paese da distruggere?!?

Viviamo in un paese di buffi ipocriti...
Docenti universitari che si scagliano contro il nepotismo, il baronato salvo poi applicare con ineffabile cura l'arte dell'infilare un parente, l'allievo prediletto (di solito anche quello più secsi, col cs) o un rampollo spedito via posta "raccomandata"!
Medici che parlano di etica, salvo poi far chiamare pazienti affetti da tumore per convincerli a votare il figlio del direttore sanitario.
Consiglieri regionali che prima si lamentano dei tagli al loro "misero" stipendio, poi dicono che è una provocazione, poverini, 8.000 euro al mese per pagarsi un mutuo non bastano (ho il sospetto che abitino in un castello di proporzioni gigantesche per un mutuo del genere).
Imprenditori che che danno giudizi morali su altri omologhi (anche giusti per carità) e che qualche anno prima mandavano lettere per chiedere (e ottenere) la depenalizzazione del falso in bilancio. Un bell'esempio di virtù morale, caro signor nientepopodimeno che superipocritaperbenista Diego Della Valle (tanto per non fare nomi).
Ordini professionali che organizzano corsi, lezioni, convegni; luoghi dove è impossibile entrare se non sei figlio del medico o dell'avvocato di turno....
Giornalisti, politicanti e servilini che si scagliano e lanciano la loro benemerita indignazione contro le proteste di studenti, che, in verità, si son svegliati troppo tardi, perché oramai non hanno nulla da perdere.
E poi la gente comune... quelle persone che dentro all'autobus, nel metro, per strada senti aggredire a parole i giovani che "non sono più come noi, non partecipano come noi, non hanno la nostra preparazione, non fanno sacrifici"... e cazzate simili. Peccato che quei stessi giovani non faranno sacrifici, ma vengono sacrificati come merce da macello in un mercato del lavoro che è incapace di accoglierli degnamente.
Talvolta è troppo facile dare la colpa ai Bersani, Berlusconi, Profumo, Monti di turno. Già perché sicuramente questi signori hanno le loro colpe per la situazione che viviamo ora...
Ma è anche vero che tutto il sistema non va, perché in troppi fanno i furbi, i batman, i ladri, i magnaccia della situazione.
Nel film la meglio gioventù, un professore universitario così si rivolge al protagonista: "Qualsiasi cosa decida, vada a studiare a Londra, a Parigi, vada in America, se ha le possibilità, ma lasci questo Paese. L'Italia è un Paese da distruggere: un posto bello e inutile, destinato a morire."
Fatemi un piacere cari magnaccia, baroni universitari, furbetti del quartierino, ipocriti di bassa lega pronti ad arraffare come accattoni qualsiasi cosa appaia di fronte ai vostri occhi...
ANDATEVENE VOI DA QUESTO PAESE, smettetela di rovinarci!

domenica 30 settembre 2012

The brave

Venerdì compirò trent'anni. Scavalcherò un limite generazionale. Ma porterò con me e con la mia generazione un problema, quello dei Neet, ovvero giovani tra i 14 ed i 29 anni che non studiano, non si formano, non lavorano.
Una questione non di poco conto, qualcosa come 3,2 milioni di giovani( come ci ha ricordato recentemente un'inchiesta di Repubblica). 
Intanto, chi gestisce il paese se ne frega: si riempie la bocca di politiche giovanili, ma poi?
Niente di niente per investire in educazione, istruzione, ricerca o sviluppo; nulla per ridistribuire incarichi, potere, salari.
Che si inventano poi i geni? L'allungamento dell'età pensionabile, così i giovani non entreranno mai e poi mai a far parte del mondo del lavoro. 
Tanto in Italia non contiamo niente. Siamo una minuscola parte della popolazione, una riserva indiana.
Molte persone in questi giorni mi hanno fatto giustamente notare la contrapposizione tra le file all'apple store in Italia e le rivolte in Spagna. Già, nel paese iberico un giovane su due è disoccupato. Peccato che in Italia abbiamo un dato simile, uno su tre. Peccato che troppe volte, troppo spesso abbiamo abbassato la testa.
Se coloro che gestiscono il paese ci stanno distruggendo con la loro indifferenza, è pur vero che noi non facciamo nulla per reagire. 
Non mi piace una generazione che non ha coraggio, che non possiede la passione di voler cambiare le cose in un paese in cui il presidente della Repubblica può essere eletto a cinquant'anni, in cui per essere deputato devi avere venticinque anni e per essere senatore quaranta. 
Non sopporto quei coetanei che si rifiutano di vivere, che non rischiano per inseguire i propri sogni, che non hanno il coraggio di far figli "perché oggi come oggi è troppo rischioso"; non amo quei giovani rassegnati che subiscono un mondo costruito da altri, che consumano prodotti non realizzati da loro, schiavi di vetusti governanti. 
Questo è il momento di essere ribelli. Ribelli ad una società che ci esclude, che ci mette ai margini. Questo è il momento di osare e di rischiare il presente per costruire realmente il futuro. 
E' ora di uscire dalle nostre gabbie, altrimenti rimarremo sempre schiavi di un tempo che non ci appartiene.


sabato 15 settembre 2012

Campioni e coglioni

Oggi l'ex campionessa di Tennis Steffi Graf ha dichiarato su Repubblica: "Non fatevi rubare l'adolescenza".
Lei che a sei anni già collezionava coppe, che a diciassette aveva vinto uno slam, uno dei quattro tornei più importanti al mondo, che consiglia alle giovani promesse di godersi la vita!
C'è un brutto vizio nel mondo di oggi che intasa lo sport.
Ci sono credenze che invadono discipline diverse, secondo le quali, vale la pena vivere già a otto o nove anni lo sport come un dovere e non come un gioco o un piacere.
In questi giorni ho visto almeno 7/8 ragazzi di dieci o undici anni allenarsi dal lunedì al sabato, mattina e pomeriggio. E il tempo per lo studio? In fondo la scuola è secondaria, no? Per qualche genitore che ha il sogno di vedere i propri figli diventare campioncini, è più importante fare cinquantamila allenamenti fino a sfinirsi e concepire la vita come un dovere per il calcio, la ginnastica, la danza, piuttosto che vivere relazioni, vivere la scuola...
Perché poi intervengono gli allenatori: se non vai mica ti fanno giocare, devi venire, devi sforzarti, devi, devi, devi.... a dieci anni a fare i "sagrifici", come li chiamava mio nonno.
Solo che mio nonno a sette anni i "sagrifici" li faceva per poter mangiare...
C'è qualcosa che non quadra. E non credo che la colpa sia solamente di allenatori scellerati che impongono ritmi da sfruttamento minorile a dieci anni.
La colpa è anche di genitori che non sanno darsi le priorità giuste o che per forza di cose si adattano ai ritmi folli creati da allenatori fuori di testa.
Cari ragazzi, ha ragione Steffi Graf, non fatevi rubare l'adolescenza. Non mettete in secondo piano i vostri sogni, gli amici, la vostra crescita per colpa di qualche deficiente, adulto, così frustrato per non essere diventato a sua volta un campioncino.
C'è qualcosa di più importante di essere campioni, non fatevi fregare da questi coglioni!

sabato 8 settembre 2012

La storia del "povero" Arnault

Giorni duri...
Oramai la crisi è una cruda realtà per tutti, anche per un signore che di nome fa Arnault, quarto uomo più ricco del pianeta, proprietario di innumerevoli marchi di lusso (Louis Vuitton, Dior, Champagne Moet & Chandon....).
Questi sembra che stia decidendo per optare per il trasferimento (soprattutto fiscale, s'intende) in Belgio a causa della super tassa sulle grandi fortune, del 75%, voluta da Hollande.
Certo, un uomo che possiede un impero personale stimato dalla rivista Forbes di 41 miliardi di dollari non dovrebbe aver paura di una tassazione del genere, resterebbe ricco in ogni caso... non milionario, bensì miliardario, in ogni caso...
Ora sembra, forse per premunirsi da critiche, forse per una lunga coda di paglia che il miliardario abbia smentito, ma fino a quando?
E non è l'unico: migliaia di ricchi francesi stanno meditando trasferimenti in fretta e fuga per scappare dal fisco d'oltralpe.
Ora perché non farla anche da noi? A parte perdere qualche essere poco raccomandabile, il Briatore di turno (che peraltro è residente da anni a Londra godendo di una tassazione privilegiata).
In Italia non si sente più parlare di una patrimoniale. La scusa è che "tanto i ricchi porterebbero ricchezze e residenze all'estero al sicuro dai prelievi fiscali".
Perché la Svizzera, San Marino ecc. ecc. si trovano a due passi.
Il problema è uno solo, l'ignoranza. L'ignoranza dell'uomo.
Tanto i ricchi francesi fuggitivi in Belgio o i nostri furtivi trasportatori di denaro ai confini delle alpi se ne fregano di chi è disoccupato senza un lavoro, se ne fregano se lo stato va in malora e milioni di cittadini non arrivano alla fine del mese...
Certo che l'avidità è una brutta bestia, ma l'egoismo, ovvero l'ignoranza più profonda che esista, lo è ancora di più...
Mark Twain diceva saggiamente che "Il miglior modo per stare allegri è cercare di rallegrare qualcun altro".
E allora diciamolo: in Europa abbiamo ricchi tristi, oltre che sciagurati.
Fuggite, sciocchi... così crolleremo tutti, facoltosi compresi...

domenica 5 agosto 2012

A mia madre, mia prima maestra

Stamattina entrando in cucina ho ritrovato quella sedia.
La sedia ora è coperta da una cassetta con la frutta.
Non la notavo da tempo, nascosta com'è.
Era la sedia dove lei accoglieva le persone, dove leggeva i suoi scritti, i libri gialli e i testi di preghiera. Era la sedia dove faceva i suoi calcoli per i numeri del lotto, dove fumava le MS, dove ascoltava le mie prove per le interrogazioni o per gli esami universitari; un angolino che all'apparenza sembrava povero e che invece era ricchissimo.
Era incassata tra un piccolo mobile e la stufa a legna. Un sedia piccola, di legno, che aveva sempre giornali sopra per attutirne la durezza.
Da quella sedia ho conosciuto mia mamma.
La nostra è stata sempre una casa piena di gente grazie a mia mamma e mio papà, dove si entra a qualsiasi ora senza avvisare, dove si può arrivare cinque minuti prima della cena o anche durante e essere accolti senza alcun problema.
Una casa informale: è normale stare seduti a terra senza paura di sporcarsi, cenare insieme a tante persone, parlare dovunque senza problemi, ricevere mille chiamate, prendere dal frigo qualcosa da mangiare a qualsiasi ora.
Grazie a Dio son cresciuto così.
Ieri son venute centinaia di persone a salutare mia madre e son sicuro che lei avrebbe voluto così, come oggi al funerale.
Sono quelle che in questi hanno vissuto casa nostra e hanno conosciuto mia madre. Era capace come nessun altro di dare speranza e trasmettere fiducia.
Aveva certamente i suoi difetti, ma era una persona accogliente, paziente, disponibile e comprensiva.
Ho qualche rimorso per gli ultimi mesi, perché non sapevo come starle vicino nella maniera migliore. Ma lei c'era e lo trasmetteva anche con poche parole, con la sofferenza e il dolore.
Mi viene in mente quello sguardo aperto, forte che rivolgeva ultimamente, aprendo gli occhi verso la persona che intratteneva. Non so se fosse un saluto, un modo per comunicare qualcosa. So che resterà per sempre dentro di me.
Ho in mente Alessandro che la cercava continuamente sul ciglio del letto martedì, l'ultima volta che l'ha vista, chiamandola andando e tornando. E la lacrima di mia madre mentre la salutavamo.
Restano i ricordi, tanti, resta la passione per l'ascolto e la straordinaria capacità di sostenere gli altri.
Mi vengono in mente tutte le tappe di crescita che con mio papà ha seguito, le sue arrabbiature, la pazienza col mio carattere chiuso.
Mi ha insegnato cosa significa veramente accogliere e cosa conta veramente nella vita.
Ma soprattutto resta quella piccola sedia ora disperatamente vuota che spero un giorno possa essere riempita.

venerdì 20 luglio 2012

Chiappe chiare...

Oggi sono al mare...
Un tripudio di gente grande, piccola, di ogni età.
Potremmo facilmente affermare che ci sono proprio tutti.
E invece no.
Di gente ne manca: quelli colpiti dalla crisi, disoccupati, poveri di ieri e di oggi. Ma soprattutto mi stona qualcosa. Mi stona che un 10% dei residenti in Italia non è presente.
Giá famiglie italiane... Ma quelle africane, rumene, sudamericane dove sono?
È vero, anche tanti italiani non si son potuti permettere una vacanza e nemmeno un we al mare.
Però a me colpisce l'assenza pressochè totale di famiglie, di ragazzi immigrati in Italia.
In fondo me l'aspettavo. Altro che integrazione... La verità, l'unica, è che gli incivili siamo noi capaci solo di tollerare gli stranieri a pulire un cesso, a fare il lavavetri o il vu cumprà.
In fondo abbiamo avuto per anni un emerito cialtrone presidente del consiglio che definiva Obama abbronzato.
D'altronde siamo pieni di bar e di tribune dove si mettono alla forca immigrati stranieri e diversi solo per il fatto di venire da un altro paese.
Così ignoranti e stupidi da non capire che l'integrazione é la sola strada percorribile, fatta di paritá, eugaglianza, scambio, "di un futuro comune in una società comune", per dirla con Enzo Bianchi.
E questa passa anche per chiappe di ogni colore...

domenica 8 luglio 2012

Lei non sa chi sono io...

Ho appena letto che la Cassazione ha condannato un uomo per aver pronunciato la fatidica frase "Lei non sa chi sono io".
Ecco, finalmente abbiamo appreso che una frase del genere si configura come reato di minaccia, ma soprattutto che tutti e dico tutti sono uguali di fronte alla legge.
Troppe volte determinate categorie di persone hanno utilizzato frasi come questa allo scopo di minacciare qualcuno o considerarsi impuniti.
E troppe volte le vittime hanno subito in silenzio le angherie verbali di potenti alquanto prepotenti.
E' giunta l'ora di buttare giù dal piedistallo questi poveretti che si credono chissà chi e sono più stupidi delle loro vittime.
Quindi per favore, denunciate chi pronuncia questa fatidica frase, a prescindere dal ruolo o dall'incarico che possiede.

lunedì 2 luglio 2012

Che stronzate...

Non volevo parlarne, ma dopo aver notato certi drammi su social network e simili...sono costretto a scrivere qualcosa sul calcio e la partita di ieri.
Ieri sera l'Italia ha perso e vabbé... Se avesse vinto saremmo stati tutti più contenti...per carità.
Ma vedendo Gente che si atteggia da commissario tecnico, altri che maledicono i giocatori, altri ancora che si arrabbiano e dicono che sarà difficile che la nazionale riconquisti la fiducia. E poi quelli che se la prendono con la sfiga di Monti o con il doping dei giocatori spagnoli.
Un dramma paragonabile a un'epidemia o a una guerra mondiale per molti insigni commentatori di facebook, twitter e simili.
Vorrei puntualizzare due semplici cose.
Primo, come onestamente ha detto Prandelli, la Spagna ha vinto perché era più forte. Non sono un esperto di calcio, ma era evidente.
Secondo, cosa fondamentale: guardate che il mondo è pieno di cose ben più importanti di una sconfitta agli Europei. 
E per queste cose non mi pare di notare la stessa attenzione, la medesima puntigliosità, le lacrime, le incazzature che ho visto in meno di 24 ore per una sconfitta di pallone...
Fatevene una ragione please. 
E fatemi un piacere, smettetela con queste stronzate...

lunedì 25 giugno 2012

Shakespeare and Company

Ci sono luoghi che ci segnano e ci rendono migliori al solo passaggio.
C'è una meravigliosa libreria a Parigi, di fronte a Notre Dame, Shakespeare&Company.
La libreria venne fondata nel 1919 da Sylvia Beach in Rue de L'Odeon; venne chiusa per il rifiuto di vendere l'ultimo esemplare di Finnegan's Wake ad un ufficiale nazista e rifondata, in maniera del tutto autonoma dalla precedente esperienza, dopo l'occupazione nazista e la guerra, nel 1951 da George Withman dapprima con il nome Le Mistral e poi con l'antica denominazione al 37 di Rue de la Bucherie.
La cosa fantastica è che tale luogo offre alloggio in cambio di qualche ora di lavoro tra gli scaffali. E' sempre stato un centro  che ha radunato scrittori e artisti di ogni tipo nella ville lumière.
Soprattutto ho sempre amato la scritta che si trova in cima alle scale, al primo piano.."be not inhospitable to the strangers lest they be angels in disguise", Sii gentile con gli sconosciuti, perché potrebbero essere angeli nascosti.
Aveva ragione Yeats, che scrisse quei versi. Ed è una lezione che noi tutti dovremmo imparare e conoscere.
Pur avendola frequentata, non sono mai stato ospitato nella libreria, ma ho fresco il ricordo di due ragazze che mi raccontavano l'accoglienza che caratterizzava George Whitman, le sue stravaganze, il suo amore profondo e vero per i libri.
E' un invito ad entrarvi, a conoscerla, ad amare i libri, a leggerli e soprattutto a seguire quel motto, stagliato in alto, al primo piano della libreria.

"Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli"



venerdì 22 giugno 2012

Responsabilità

C'è un tema, più attuale che mai. E' un argomento di cui ci dimentichiamo volentieri o che scarichiamo facilmente. E' la responsabilità.
Ogni giorno incontro minori in famiglie senza una lira, a rischio sfratto, l'ultima ieri. E i servizi non son capaci di dare una risposta a queste famiglie, a questi ragazzi. Il ritornello è "non abbiamo soldi". Ma un modo c'è, come ci suggerisce il presidente dell'Uruguay Josè Mujica, che a deciso di ospitare all'interno di un'ala non utilizzata del palazzo presidenziale i senza tetto. perché Non farlo a Palazzo Chigi, al Quirinale, nei palazzi delle istituzioni? 
Mi fa pena il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ad ogni difficoltà se la prende il primo che gli capita a tiro. In inverno, in piena emergenza neve ha scatenato la sua ira contro la protezione civile. In questi giorni, per i ritardi della metropolitana, ha nel mirino i macchinisti che a suo dire "fanno una specie di sciopero bianco creando grandi disservizi, grande disagi alla popolazione".
Ma quest'uomo è capace di prendersi le proprie responsabilità? 
Ecco è uno dei problemi non solo del signor Alemanno, che per civetteria politica, volontà megalomane o meschina superiorità si atteggia da candido ed innocente. E' una questione che riguarda tutti noi. 
E' facile di fronte a problemi e difficoltà lavarsi le mani, tanto ci sarà qualcun'altro al posto nostro che si occuperà di portare avanti la carretta. 
La mafia?... Non vedo, non sento non parlo...
Un sopruso, una violenza? Sto zitto, tanto che cosa ne guadagno se parlo?
La povertà? Che me ne frega, ho il cayenne...
Un figlio da crescere? Scappo oppure lo faccio a cinquant'anni, mica prima posso...
Volontariato? Non ho tempo, devo giocare alla play (a quarant'anni suonati...).
Tutti rintanati nelle nostre calde casette, al riparo dai problemi e dalle difficoltà, incapaci di gestirli se arrivano e sfondano il tetto delle nostre presunte sicurezze.
Per fortuna ieri sera ho avuto casualmente modo di sentire in tv il solito don Ciotti, e dico il solito perché non sento tante altre voci proferire simili parole: "Se tu ti occupi degli ultimi, li aiuti e non disturbi nessuno, non chiami per nome le responsabilità, allora tu sei bravo, vai bene e ti danno anche una mano. Se invece graffi le coscienze e chiedi conto di chi deve rispondere … allora si sentono questi macigni che ti arrivano da tutte le parti".
Non ci faccio nulla con una società che preferisce il silenzio, la profonda stupidità delle campagne sulla sicurezza, il menefreghismo (triste retaggio del fascismo) a un impegno personale, costante e coerente.
Non si cambia un bel niente se si continua a coltivare il proprio orticello. 
E' così difficile uscire dalle mura dei "fatti nostri"?

sabato 16 giugno 2012

Storie di folletti maghi e draghi blu

Giornate alternate da moltitudini di storie!
Calcio...tutti a parlare di biscotto, ovvero del temibile accordo 2-2 tra Spagna e Croazia...ma non eravamo noi quelli delle combine? Non siamo forse noi ad avere in nazionale perlomeno un indagato e un altro assiduo scommettitore?
La Margherita: dopo tutti gli scandali, gli ex dirigenti di quel partito si premurano di fare un'assemblea a porte chiuse. A quale scopo? Nascondere ulteriori segreti?
Il PDL con la scusa della responsabilità civile dei magistrati fa di tutto per rinviare la legge anti corruzione. Non sia mai che la corruzione venga punita a dovere per questo strano partito in odor di bollito!
Strano a dirsi, ma per la prima volta un primo ministro estero, la Merkel, chiede ad un paese sovrano, la Grecia, di votare per chi è a favore dell'austerità. L'Argentina docet!
In Siria si continua a morire, ma tanto che ce ne importa a noi poveri italiano sommersi dalla paura del biscotto?
Un colpo di sole può capitare anche a Roberto Saviano...vendere i beni confiscati? Ma non erano da riutilizzare con fini sociali?
Una bella notizia alla fine: 21 anni dopo l'assegnazione, Aung San Suu Kyi ritira il premio nobel per la pace.... Prima o poi la verità vince...

domenica 10 giugno 2012

Meritopazzia

"Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d'espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose".

Tutti oggi parlano di meritocrazia.
Chi ne ha parlato per primo, con ragione? Michael Young.
Nel suo libro "L'avvento della meritocrazia", smonta ogni possibilità positiva del termine sostenendo che con l'applicazione di tale concetto "Gli uomini si distinguono non per l’eguaglianza, ma per l’ineguaglianza delle loro doti. A che pro abolire le ineguaglianze nell’istruzione se non per rivelare e rendere più spiccate le ineluttabili ineguaglianze della natura?" In pratica si demolisce il concetto che vede la meritocrazia come faro, guida, luce per la società dell'epoca (1958) e per quella attuale.
Quando ero all'università c'erano studenti che privilegiavano il segreto. Non condividevano nulla e se venivano a conoscenza di qualche opportunità facevano in modo di non diffonderla, talvolta incoraggiati da qualche professore.
Io ho sempre cercato di fare il contrario e ho sempre visto la condivisione alla base del mio percorso scolastico ed universitario. Se sapevo di qualche concorso, ho sempre cercato di diffondere la notizia; se potevo dare una mano, studiare insieme, l'ho sempre fatto.
La meritocrazia, vista come competizione tra i più bravi, non farà altro che creare un luogo solitario, elitario e di esclusione, un rotary club in stile scolastico e universitario.
Ne abbiamo bisogno? Io credo di no.
Poi certo, anche io credo che a svolgere determinati mestieri debbano essere persone capaci e competenti, come anche che il lavoro debba essere portato avanti in maniera seria, costante, caratterizzato da formazione continua. Ma questo si chiama qualità, non meritocrazia.
Questo termine va criticato anche dal punto di vista educativo. L'intelligenza è una merce economica da vendere? O ancora, educhiamo i ragazzi a farsi la guerra e a coltivare segreti e strategie scolastiche ed universitarie?
Preferisco la condivisione.
Soprattutto si tradisce la lezione di Don Milani...
Consiglio a chi parla di meritocrazia una profonda lettura di "Lettera a una professoressa". Già cinquant'anni fa la Scuola di Barbiana diceva che la scuola era un ospedale che cura i sani e respinge i malati. 
Un alunno della scuola di Barbiana diceva che la scuola è sempre meglio della merda, vogliamo renderla tale?


"Le riforme che proponiamo:
• Non bocciare
•A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a pieno tempo;
•Agli svogliati basta dargli uno scopo."





venerdì 8 giugno 2012

C'est la décadence

Qualche giorno fa in una recensione di un libro, il commentatore scriveva che la letteratura di oggi segue l'effetto di tristezza diffuso dalla crisi.
E così il cinema, la politica, talvolta la musica. 
Il giorno seguente un signore mi disse che la sua generazione aveva la speranza di cambiare le cose, la nostra è caratterizzata da rassegnazione.
Tutto sembra più cupo, oscuro, senza speranza.
L'epoca delle passioni tristi, come due psicoterapeuti definivano le giovani generazioni di oggi...
Ora basta però! 
Non sarà il caso di reagire e di costruire nuovi percorsi virtuosi? Criticare ciò che non va è giusto, come anche preoccuparsi se le cose vanno sempre peggio. Però poi bisogna anche saper proporre differenti modelli e applicarli, a cominciare dalla propria vita.
Dall'indignazione si deve coltivare la speranza di poter cambiare quello che non ci piace o che non conideriamo giusto.
Soprattutto si deve riscoprire il termine passione.
La passione di far le cose e di viverle nella propria esistenza, la passione di sviluppare le proprie attitudini e di offrirle al mondo. 
La passione di dare importanza alle persone, alle relazioni agli incontri.
E' facile rassegnarsi in questa triste e meschina epoca. E' facile prendersela con chi sbaglia (anche giustamente) e non fare nulla. 
Più difficile è impegnarsi a mutare le ingiustizie, i soprusi, le incompetenze. 
L'unica chance che abbiamo è credere che l'impossibile si realizzi, come già avvenuto in passato.
Non è poi così difficile, basta macchiarsi di speranza, passione e impegno.

martedì 29 maggio 2012


"Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti".


In giornate così dure, scandite dal terremoto emiliano, dalle indagini per la bomba di Brindisi, dalla crisi continua, c'è chi imperversa a fare il politicante e instaura un'inutile discussione sulla legge elettorale (che peraltro resta una chiara porcata), sul sistema di governo, sulle primarie e su cazzate del genere.
Possibile che i nostri parlamentari non si siano accorti della necessità di affrontare le tante, troppe emergenze che affollano il nostro paese di cui il terremoto è solamente la più evidente?
Possibile che non riescano a costruire una politica fatta di impegno quotidiano (che magari potrebbe evitare il continuo stato di emergenza).
C'è una parola da condividere e si chiama RESPONSABILITA'. Don Ciotti qualche tempo fa sottolineava come "Prima delle leggi ci vuole la responsabilità, l'uso consapevole della nostra liberta". Ed è un termine che vale per noi cittadini comuni, ma anche per i parlamentari che hanno l'enorme responsabilità di affrontare i problemi del paese e di proporre le soluzioni più adeguate insieme al governo.
Vorrei avere dei parlamentari impegnati per un paese più equo, più giusto, che non veda la continua perdita di diritti; vorrei avere dei governanti capaci di ascoltare le problematiche sociali e di affrontare le crisi lavorative.
Vorrei delle figure di riferimento che non perdano tempo col mito del rigore o con la leggenda dello sviluppo, ma che si concentrino sulla costruzione della coesione sociale, sulla qualità del proprio lavoro e che siano capaci di infondere speranza e partecipazione con le loro azioni.
C'è un termine inglese, Life Skills, che indica la gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base. Tra queste troviamo empatia, creatività, prendere buone decisioni, risolvere problemi, senso critico...
Vorrei che almeno un paio di queste possano appartenere a chi occuperà gli scranni del parlamento a partire dal prossimo anno...





sabato 26 maggio 2012

"Non è affatto vero che io non credo nel progresso, io credo nel progresso. Non credo nello sviluppo. E nella fattispecie in questo sviluppo. Ed è questo sviluppo che da alla mia natura gaia una svolta tremendamente triste, quasi tragica." P.P. Pasolini

Ci sono giorni nei quali notizie importanti passano veloci: l'attentato di Brindisi, il terremoto...
Tutto questo perché c'è la crisi.
Nei giorni passati il presidente francese ha insistito perché si parli di crescita e si smetta di parlare di rigore. Oggi il premio nobel per l'Economia Paul Krugman ha dichiarato che per battere la crisi servono insegnanti e welfare. E ha proseguito sostenendo quanto sia necessario che i governi spendano di più, non di meno. Già tutto il contrario di quanto sostengono i falsi profeti dell'fmi, i rigoristi della finanza...
Già Report qualche mese fa si propose una via differente di sviluppo, che prendeva esempio dalla crisi dell'Argentina e dalla reazione di quel paese. 

"La gente si è assegnata le case, hanno riaperto le imprese, si sono uniti in cooperative. I lavoratori hanno studiato, per essere poi in grado di gestire una impresa (anche se non sei della Bocconi). E sono riusciti a recuperare il lavoro, anche grazie alla comunità . Gli utili sono stati reinvestiti sul territorio in scuole e strutture sportive. Un altro modello economico".
Non mi sono mai piaciuti gli indifferenti, bisogna scegliere da che parte stare e quale modello proporre e attuare.
Non sarà un modello perfetto, ma avere più insegnanti e destinare maggiori risorse alla spesa sociale è  fondamentale per ripartire e soprattutto per essere più giusti, anche se un pò meno potenti...

"Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole. E ciò che il potere vuole è completamente arbitrario o dettato da sua necessità di carattere economica, che sfugge alle logiche razionali. Io detesto soprattutto il potere di oggi."

domenica 20 maggio 2012

"Questi ragazzi sono meravigliosi, non prendiamoli in giro"
Così ieri Don Ciotti.
Oggi però persistono i dubbi.
Chi sarà stato? 
Non lo so. Si dice ora sia un gesto isolato con volontà stragista. Certo, sono tante le coincidenze che fanno a pensare alla criminalità organizzata, la scuola dedicata a Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, il ventennale della strage di Capaci, i recenti arresti di Mesagne...
Spero almeno questa volta le indagini possano contribuire a fermare chi ha compiuto questo gesto.
Tante volte, troppe, in passato non si è fatta luce su attentati del genere.
Molti hanno parlato, per esprimere giustamente indignazione.
E tante, tantissime persone sono scese in piazza ieri per difendere la scuola. E da qui dobbiamo ripartire.
E vorrei che tutti coloro che si sono indignati per l'attacco manifestino ogni giorno, concretamente solidarietà al mondo della scuola, che deve essere al centro della politica e dell'azione educativa.
E' la prima volta che qualcuno colpisce una scuola in questa maniera. Spero che si possa individuare la matrice e che si possa evitare il ripetersi di un crimine così tremendo. Spero davvero non sia un nuovo inizio di terrore e che la verità possa venir fuori.
Davvero, non prendiamoli in giro!

giovedì 17 maggio 2012

"Il pane o è il nostro pane condiviso o cessa di essere pane e diventa ingiustizia".

"Il pane o è il nostro pane condiviso o cessa di essere pane e diventa ingiustizia".
Questa frase, pronunciata ieri sera da Enzo Bianchi durante la trasmissione Quello che non ho, mi ha colpito molto perché mi ricordava una famosa frase di una canzone di Fabrizio de André: 
"C'hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame".
E il bello che la stessa cosa viene affermata dal catechismo: 

"Non c'è furto se il consenso può essere presunto, o se il rifiuto è contrario alla ragione e alla destinazione universale dei beni. È questo il caso della necessità urgente ed evidente, in cui l'unico mezzo per soddisfare bisogni immediati ed essenziali (nutrimento, rifugio, indumenti...) è di disporre e di usare beni altrui."
Già, troppo spesso ci dimentichiamo che una cosa è bella, ha valore, solo se è condivisa.
E questo vale per le relazioni, per i bisogni primari, per le persone. 
E se ci chiuderemo sempre più, arriverà qualcuno, escluso dal nostro sistema, che tenterà di prendere ciò che non gli appartiene.
Molti sostengono come sia strano vedere cancelli, protezioni, sicurezza dovunque. Forse perché non siamo capaci di condividere o forse perché teniamo alle nostre cose più che alle persone. 
Ho iniziato fin da piccolo ad imparare l'arte della condivisione e non smetterò mai di apprenderla. In questo c'è una caratteristica essenziale, l'incontro con l'altro.
Chissà se eviteremo questa follia, l'essere sempre più stupidi, chiusi nelle nostre inutili fortezze, rifugiati nelle nostre ipocrite sicurezze, ridicoli ometti rinchiusi dalla paura.

martedì 15 maggio 2012

E FINALMENTE PARLIAMO DI CRISI

Si cita il PIL, in calo dello 0,8%, si parla dei disastri delle banche americane, il crollo delle banche italiane, la crisi in Grecia, si citano centinaia di dati economici. 
C'è un problema però, si parla poco delle persone. 
Ho letto da poco la storia di Gaspare Tumminello, un uomo che fa la chemio e che vive in macchina. Da due anni, perché ha perso il lavoro e il comune di Milano non riesce a soddisfare tutte le richieste di assegnazione delle case popolari, tra cui quella di quest'uomo.
La crisi è stata creata da qualche criminale finanziario, da chi ha usato troppi soldi negli anni passati, da coloro che hanno gestito potere e denaro con grande facilità (e imbecillità).
C'è un aspetto che travalica ogni classe sociale ed è quello dei suicidi. Imprenditori, operai, impiegati, disoccupati, madri, padri. Non c'è distinzione. Restano, ancora una volta, le parole di Fabrizio de André..."Signori benpensanti spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi Dio, fra le sue braccia soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte."
E se nessuno può giudicare un gesto così estremo, colmo di fragilità, sicuramente bene ha fatto Massimo Gramellini a dire che "La responsabilità della situazione sociale che fa da sfondo agli atti disperati è invece piuttosto chiara".
Già, la responsabilità di chi ha governato l'Italia negli ultimi decenni, di coloro che hanno occupato gli scranni del parlamento senza mai interrogarsi sui problemi sociali, di chi non si è accorto che fuori, nel mondo vero, si soffre e si suda.
Nel dopoguerra l'Italia non aveva nulla, era distrutta da guerre e dai disastri prodotti da una terribile dittatura e da un'arretrata situazione economica. Ma siamo ripartiti, rimboccandoci le maniche senza porsche cayenne, ristoranti da 1.000 euro a persona e stronzate del genere.
In fondo siamo e saremo sempre meno ricchi, ma se perdiamo la speranza di cambiare le cose saremo sicuramente più poveri.
Si può cambiare lo status quo, si possono evitare drammi sociali di ogni genere, ma solo se saremo capaci di mettere al centro l'uomo e mettere all'angolo la finanza e i suoi enormi danni.

domenica 13 maggio 2012

Corrotti!
Qualche tempo fa Libera ha organizzato una campagna  intitolata "Per il bene comune i corrotti restituiscano ciò che hanno rubato", che aveva la stessa filosofia della legge sulla confisca dei beni mafiosi.
Vedendo la marea di scandali che hanno inquinato partiti ed istituzioni mi viene da dire che ora più che mai questa è una proposta di legge giusta.
L'ultima naturalmente è dell'immancabile Trota, il prezzemolino di ogni scandalo partitico, il Corona della Politica.
Non solo abbiamo dovuto vedere la sua finta laurea albanese (che sia il risarcimento per le ingiurie dei leghisti contro gli stranieri?) e il video in cui si faceva dare la paghetta dal suo autista (peccato che erano soldi dei contribuenti, finiti alla lega sotto forma di finanziamento...).
Oggi scopriamo che andava a Bratislava per "serate informali", spendeva a Brescia 8.000 euro in un giorno per fare umile shopping e naturalmente utilizzava il lampeggiante per superare code e traffico lento, perché un principino del genere mica può attendere, come tutti, il suo turno...
Poi ci sono i Lusi, c'è il senatore Tedesco, c'è il maleamato Scilipoti, lo scugnizzo della camorra Cosentino, il manovratore Alfonso Papa e via dicendo.
Come diceva il giudice Rosario Livatino "Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili", e questo non vale solo per il contrasto alla mafia, ma anche per la corruzione e per ogni forma di disonestà.
Secondo l'ultimo rapporto di Transparency international, il nostro Paese è al 67° posto per trasparenza nelle decisioni pubbliche, l'unico paese occidentale ad alto rischio corruzione. E naturalmente c'è il pdl...che cerca di fermare il ddl anticorruzione, chissà perché?
Mi torna in mente una frase della Meglio Gioventù, in cui un politico corrotto dice al protagonista "è l'Italia che hanno fatto i nostri padri" e il protagonista risponde "no mio padre no".
Già, mio padre no...

mercoledì 9 maggio 2012

Che fare?
Spari nel centro storico, bande che si contrappongono.
Su facebook, twitter e simili si vede di tutto.
Quelli  che invocano la chiusura di locali, altri che se la prendono con i frequentatori delle scalette del duomo, altri contro gli spacciatori, quelli poi contro le istituzioni.
Al di là delle generalizzazione e di qualche deficiente che se la prende, come sempre, generalizzando contro gli stranieri, vorrei puntualizzare alcune cose.
1) E' vero, 150 spacciatori e fiancheggiatori pullulano nel centro storico, ma poi? Chi compra la roba? Chi finanzia spacciatori e chi gli sta sopra (che è bene ricordarlo son gruppi mafiosi integralmente e assolutamente italiani...)? Chi affitta stanze agli spacciatori? Italiani, TUTTI. Senza mercato le bande non esisterebbero. Mi viene in mente quel rappresentante di destra del classico, all'incirca della mia età, che volantinava fuori dalla scuola contro la droga e lo spaccio e poi di nascosto al bagno si fumava canne... ipocrisia a manetta...
2) La chiusura del Mania...si può essere d'accordo o meno e sicuramente non serve a limitare lo spaccio al centro storico...però da anni si dice che il Mania è un locale che paga il pizzo, invischiato con la criminalità, tutta Perugia lo sa...ma poi, siccome le birre costano meno, tutti vanno là a comprarle...me compreso fino a qualche anno fa... incoerenti a dir poco... come quelli che facevano fotocopie al Copione e si lamentavano all'uscita della criminalità del posto.
3) Chi è il responsabile dell'ordine pubblico e della lotta contro il crimine a Perugia? Ha un nome, si chiama questore. Poi certo, le altre istituzioni concorrono al decoro della città, ma il responsabile è il questore. Che non può minimizzare quanto successo in televisione, per togliersi responsabilità. Altro ipocrita.
4) Quelle persone di centro destra che se la prendono contro le istituzioni locali, che sicuramente avranno le loro responsabilità, dovrebbero incazzarsi contro chi, il ministro Maroni in primis, si è rifiutato di aumentare a dovere le forze dell'ordine in città. Perché non hanno fatto pressioni sull'allora maggioranza politica, di loro stessa provenienza? Gli faceva e gli fa gioco far polemica?
5) Il senso civico, questo si responsabilità di chi amministra la città. E' questo che va ricostruito, è partecipando che si crea un presente e un futuro migliore. L'unico modo per avere una città vivibile, vivace, a misura d'uomo. Ed è compito dei cittadini e dell'amministrazione comunale, e allora facciamolo!
Non ho mai creduto che la sicurezza sia l'unica risposta. Serve essere decisi, se uno sbaglia (italiano, turco, giapponese non importa). Ma serve anche affrontare il problema della diffusione delle sostanze stupefacenti. E prima di invocare misure speciali, ricordiamoci che siamo nell'epoca più sicura di sempre.
L'unico modo per migliorare la situazione è quello di partecipare ed evitare di classificare, di ghettizzare, di vedere il mostro nel diverso, poiché i veri mostri siamo noi, consumatori indifferenti...
Finché ci sarà domanda niente e nessuno potrà fermare lo spaccio di droga, neanche le stronzate di chi invoca più polizia, superman, i corpi speciali, batman e quant'altro di inutile...


domenica 6 maggio 2012

Fame di fama...
Oggi ho letto che ben 80.000 persone si son presentate alle selezioni di X factor, in cinquemila solo a Bari. Numeri da record!
Oramai sfondare su un reality è un'opportunità più avvincente di fare un concorso pubblico o privato che sia per un normale lavoro. Perché se uno sfonda, beh ha risolto tutti i problemi. Almeno così pensa la gran massa degli aspiranti.
Poi arriva la Gialappa's a prendere in giro questi poveri malcapitati che hanno come rifugio sociale amici di Maria de Filippi, il Grande Fratello o X Factor...e che giustamente fanno una figura demenziale in tv, ma tant'è, meglio quella dell'oblio di un lavoro quotidiano, per queste persone.
Stiamo forse perdendo la bussola se i concorsi da reality show divengono più importanti di uno straccio di lavoro normale.
O forse, potrebbe affermare qualche pseudo prezzemolino esperto amico di Maria De Filippi, quel 36% di giovani disoccupati non sanno che fare e accorrono a provini per reality show...
In realtà conosco moltissime persone che farebbero carte false per un lavoro decente, ben distanti da tronisti, ballerine, flop star e porcelloni del grande fratello.
E i reality non sono decenti? No, non lo sono. Bisogna chiamare le cose per nome e cognome, dandogli gli aggettivi giusti, in questo caso il termine da usare è indecente...
Perché tutti queste persone che credono di inventare qualcosa di nuovo, di essere originali, sono solo una gran massa di pecoroni col labbro moscio di fronte al mezzo televisivo ed alle possibilità effimere che esso offre.
In realtà, l'unica salvezza per l'Italia è quella di ricominciare a inventare, a rischiare qualcosa e anche a sporcarsi le mani.
Per ogni cosa buona sono necessari un paio di ingredienti, fatica e passione.
Se poi preferite furbizia e derisione, continuate pure a fare reality...

venerdì 4 maggio 2012


Per qualche calciatore in meno...
Pur non interessandomi molto di calcio, talvolta mi capita di parlare di questo argomento.
Facebook, twitter, siti di giornali, tutti ad occuparsi dell'allenatore della Fiorentina, Delio Rossi, che ha schiaffeggiato un suo giocatore.
Chi dice che la violenza non va mai usata e che l'allenatore ha esagerato, chi invece che i giocatori son viziati e debbano darsi una regolata... Tutto giusto, per carità!
Ma il problema è più a fondo. Perché se il 34% dei ragazzi (fonte Mtv-Telefono Azzurro-
Eurispes) vuole diventare calciatore professionista qualcosa non va.
Ogni anno mezzo milione di ragazzi frequentano le scuole calcio da 8 a 16 anni. Di questi meno di mille finiscono in serie A o B. In pratica lo 0,2%...
Già, ma chi crea queste illusioni?
Il problema, ancora una volta, sono gli adulti. Talvolta mi è capitato di assistere a partite di calcio giovanile. E ho sentito genitori che insultavano i propri figli per un passaggio sbagliato, altri che li minacciavano in vista del ritorno a casa...
E poi arrivano gli allenatori, quelli disposti a tutto pur di avere il campioncino in erba, o di relegare in panchina senza arte ne parte il ragazzo che vorrebbe giocare ma non ha le capacità per sfondare (e che peraltro paga una salata quota associativa). Allenatori spesso frustrati per i propri fallimenti sportivi, consapevoli di fare miriadi di danni.
Eppure gli vengono affidati bambini e ragazzi...
In altri paesi del mondo, le squadre giovanili sono inserite all'interno del contesto scolastico: per poter fare sport con la tua squadra devi avere un ottimo andamento scolastico e un buon comportamento.
Perché non farlo anche in Italia?

"E'  possibile incontrare fenomeni aventi solo un'apparenza ludica, come il puerilismo degli adulti, che vede la mancanza del senso umoristico, il riscaldarsi per una parola di negazione o di acconsentimento, il pronto sospetto di cattiveria negli altri, l'intolleranza verso ogni altra opinione, l'esagerare in forma smisurata nella lode o nel biasimo".
J. Huizinga

mercoledì 2 maggio 2012

L'eservito del surf

Oggi parlo di protagonismo giovanile... E son dolori!
Un tema centrale? Non proprio a ben guardare i commenti dei ministri sulle giovani generazioni: bamboccioni, sfigati...e via dicendo. 
Son rimasto sconvolto a sapere che il Forum Regionale Giovani del Lazio è presieduto non da un ragazzo scelto liberamente, ma... dal presidente del Consiglio Regionale della stessa regione, non certo un giovane. E' la solita storia del controllo e del tutoraggio degli adulti sui giovani... 
Provo una rabbia feroce quando sento parlare adulti che si riferiscono ai giovani: son sempre quelli svogliati, quelli incapaci di prendersi responsabilità ecc...
Sono i colpevoli! Azz maledetti giovani! 
Già, ma chi ha creato la crisi? Chi ha fallito nella gestione del paese? Chi ha gestito banche, industrie, partiti, governo in rovina? Chi si prende premi dirigenziali e nel contempo fa tagliare la spesa sociale? Già chi? Quelli dell'esercito del surf, giovani si, ma nel 1964...
Sono state le generazioni precedenti, per nulla autorevoli e ben poco credibili, che ci hanno condotto e ci stanno conducendo sulla via del fallimento. 
Si parla poi di giovani sempre declinati al futuro. Già, ma quale futuro? Quello che ci farà tornare poveri? Quello che farà soccombere sotto il peso di politiche economiche egoiste e rigoriste?
Ha ragione don Ciotti...smettiamola di parlare del futuro dei giovani e iniziamo ad occuparci del loro presente dandogli il potere di esprimersi e di decidere.
In fondo i ragazzi di oggi tre cose chiedono...adulti autorevoli con cui confrontarsi, spazi e responsabilità.
In fondo, come Margherita Dolcevita, penso che  "sarebbe meglio se noi prendessimo le decisioni, e i temi scolastici contro la guerra li scrivessero loro, gli adulti!"

domenica 29 aprile 2012

Una risata vi escluderà...
Oggi ho deciso di aprire un blog, così per sfizio o per divertimento. Non sarò così costante né arguto da pubblicare ogni giorno qualcosa....intanto comincio.
E parto da un argomento spinoso, noioso, inattuale: i partiti politici.
Qualche giorno fa ho letto su Repubblica che la fiducia verso queste istituzioni (vetuste?) sia al 2%.
Perché così vituperati dall'opinione pubblica?
Lo diceva bene l'altra sera Concita De Gregorio. Perché sono lontani dalla realtà e non si accorgono di esserlo. Perché spudoratamente commettono reati e fanno intrallazzi e combine di potere. Dal finanziamento pubblico agli investimenti spericolati, dalle poltrone ai giochi di potere. 
Spazzarli via? Non credo che la risposta dei cittadini sia affidarsi all'antipolitica. La risposta sta nell'essere credibili e nella coerenza...tanto vituperata al giorno d'oggi. Sta nell'onesta di chi esercita il potere.
Quello che però manca più di ogni altra cosa è la capacità di ascoltare, di servire la cittadinanza. Sentendo amministratori locali o ministri mi sembra di cogliere un senso di onnipotenza e di irritabilità al minimo accenno di critica. L'ego e il potere. 
Non vi auguro di essere seppelliti, ma di essere esclusi, questo si. 
Intanto però ci sono una marea di associazioni che fanno politiche giovanili, per anziani, per l'infanzia o per il lavoro. Tutto questo senza particolare supporto dai partiti politici...che sia giunto il tempo di una democrazia associativa?